Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano
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giovedì 7 luglio 2016

Rette parallele

Davanti all'Itis Galileo Galilei (così il titolo enorme sulla facciata) i ragazzi sono appollaiati sugli scalini, con le facce un po' nervose. Chi rilegge una pila di fogli, chi fuma, chi chatta freneticamente la sua ansia e la sua stanchezza.
Alla fermata dell'autobus di fronte, una coppia bianchiccia ed entusiasta, zainetto in spalla, chiacchiera a voce alta: ridono, i due, 
si abbracciano, si raccontano.
È finita, sì. La vita abissale si spalanca davanti a loro sul quel marciapiede e li inghiotte mentre scoppiano di felicità o forse solo di sollievo e chissà che cosa sperano o che cosa sanno o che cosa vogliono. Magari solo un pezzo di pizza e una dormita infinita. Un passo a due, un po' di fantasia. Dietro l'angolo, oltre la cancellata, c'è il giardino di un altro istituto, che confina con il Galilei. Altre facce, ma un po' storte, un po' deformi, molte assenti. Occhi annacquati, denti marci, mani grosse. Sono ragazzi anche loro, che non saranno mai maturi, né elettrotecnici, né ottici, né grafici, né al Galilei né altrove. Sono lì, seduti sulle sedie a rotelle o sulle panchine nella penombra, con altri giovani accompagnatori (anche loro con il cellulare e la sigaretta fra le dita). Aspettano non si sa cosa, forse solo un filo d'aria, prima di tornarsene dentro il cratere anonimo e ignorato della loro diversità. Rette che non si incontreranno mai. Vado oltre, perché attraverso ci sono già passata. E penso per un secondo alla mia maturità, gonnellina a righe, maglietta bianca, orologio prestato. La mamma, lì fuori, che mi aspettava, nascosta, quasi glielo dovessi, tutto.

venerdì 2 ottobre 2015

Dal poco al tanto

A volte il cazzeggio sui giornali può avere conseguenze imprevedibili, con un vorticoso svolazzo mentale. Si fa un gran parlare (scrivere) del "lobster roll", il panino all'aragosta "che se non l'hai mai assaggiato sei un pezzente". Io quando sento la parola "aragosta" penso a un articolo sulle lobster-boat, le barche per la pesca alle aragoste del Maine, che pubblicò la rivista di nautica per cui lavoravo tempo fa. Un tuffo nel passato, per intenderci, anche bagnato di nostalgia. Bei tempi... E in seconda battuta mi rifugio nel genio di David Foster Wallace: da "Considera l'aragosta" a "Oblio", da "La scopa del sistema" a "Infinite Jest", a "Una cosa divertente che non farò mai più"... Vabbè, non gliel'ho perdonata, quella di avermi abbandonato. Ma si sapeva...

(ah: ho riletto l'aragosta... piccolo gioiellino filosofico).

venerdì 31 luglio 2015

Screenshot # 01 - Libertà

Cerco di non pensarci mai. O non di pensarci più. Poi oggi li vedo, sono sette, tutti bellissimi, la vernice impeccabile: azzurro, verdino, crème, bianco... Uno color mattone, sulla fiancata c'è dipinto un muro, da cui sbuca minaccioso un pugno, e la scritta "Freedom" . Già, la mia libertà sognata per tanti anni e poi sostituita da un succedaneo, che nonostante tutto, anche adesso che mi fingo ancora nomade e avventurosa sul mio Ducato dell'età matura, mi manca come un vecchio amante. A bordo dei Volkswagen T1 e T2, anni '70 appena svoltati, con tettuccio in canvas e ruota di scorta appesa al muso, c'erano tanti bei giovanotti e giovanotte (a parte un quarantenne capellone, solo), abbronzati, felici come pasque, piedi nudi fuori dal finestrino, radio a tutta gallara, qualche figlio piccolo, sacchi a pelo schiacciati contro i finestrini. Freedom, appunto.
Thaon les Vosges, Route N57. Li ho superati col cuore rotto e poi incollato.