Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano
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giovedì 20 ottobre 2022

Carnet de voyage - Parigi #09 - Arte viva

I giorni passano e piano piano cancello dall’elenco delle cose che voglio vedere. Una di queste è il famoso 59 Rue de Rivoli, un palazzo (ex squat) che dai primi anni 2000 ospita una trentina di atelier di giovani artisti, a turno, una sorta di collettivo autogestito che promuove l’arte contemporanea e la rende fruibile a tutti. Ormai sono passati più di vent'anni dalla vecchia casa occupata (l’edificio apparteneva al fallito Crédit Lyonnais), ogni pomeriggio il 59 è affollato da centinaia di giovani ma anche di vecchi (e vecchie carampane, come me), in cerca di un po’ di vitalità, di immaginazione, di creatività alla portata di tutti. Sono cinque piani con una scala che si arrampica su se stessa fino in cima (c’è anche l’ascensore… benedetta sia l’attenzione per chi è handicappato o ha problemi di mobilità!... però traballa un po’…).

A ogni piano i diversi artisti si dividono lo spazio, lavorano “a vista”, invitano gli ospiti a taggare le loro opere su Ig, chiacchierano, ascoltano la musica dai piccoli stereo vecchio stile, quelli con il manico che si possono portare in giro.

Ho parlato con un paio di loro, del colore, dei materiali, sostanzialmente della gioia; uno mi ha offerto il tè, una ragazza giapponese che disegna con tratti sottilissimi di penna biro mi ha fatto sedere sulla sua poltrona per riposarmi. Si possono comprare le loro opere, dalle dimensioni più varie. Alcuni, in formato cartolina, sono in vendita a soli 10 o 20 euro. Per essere la prima visita (ci tornerò sicuramente), ho passato davvero un bel tempo e onestamente non so dire che cosa mi sarei portata a casa. Credo quasi tutto. Particolarmente l’energia calma e fiduciosa che regna sovrana lì dentro. Buttala via.




martedì 4 ottobre 2022

Carnet de voyage - Parigi # 2 - La bellezza delle illusioni

Il quartiere dove abito è privo di turisti ma pieno di vita. In un raggio di 500 metri ci sono cinque supermercati (dallo snob vegano al Lidl a un Auchan dove si può soltanto ritirare la spesa ordinata online), tre fermate della metropolitana, due farmacie, una pletora di locali e botteghe (da noi scomparse), per ogni esigenza, ogni tasca, ogni capriccio. Due parchetti, le scuole di ogni grado (i ragazzini sempre in giardino… ma quanta educazione fisica fanno? Sento le risate e penso ai nostri inchiodati al banco 8 ore), un sacco di lavori sugli edifici, demolizioni, impalcature: avranno anche loro il 110%. Devo informarmi.

Comunque l’emozione più forte di ieri (devo imparare a riordinarle, le emozioni, quando sono qui è tutto elevato a potenza) è tutta per una puntatina divertente al Musée de la Illusion. L’infanzia riscoperta fra i giochi delle illusioni ottiche, scattando foto assurde, me piccolissima, me seduta una sedia gigante, un caleidoscopio che spezzetta i volti in mille spicchi, il turbinio di luci, i piani inclinati, la perdita delle proporzioni, dell’equilibrio (ma dai… si cade!), dell’orientamento.

Immagino che ci siano posti come questi in tutto il mondo, ma solo qui mi permetto il lusso di illudermi per un’ora che la realtà sia l’opposto di ciò che è. 





mercoledì 12 agosto 2015

Screenshot # 06 - Seals

Non c'è scritto da nessuna parte, né ufficiale, per esempio in una qualsiasi delle inutili guide turistiche che giustamente non compra piu nessuno (pagine e pagine di Dove dormire e Dove mangiare, consigli di B&B o ristoranti inaccessibili per costi e disponibilità, ma qualcuno lo sa che sono tutte segnalazioni marchettare?), né ufficiosa, come i resoconti di viaggio postati su forum di ogni genere e di ogni attendibilità. Ma io non demordo e quindi appeno stringo amicizia con qualcuno, gliela meno con la storia delle foche: dove posso vederle? E così, con il passaparola, prima o poi ci arrivo. Non è proprio agevole, eh? Prima di tutto bisogna capire cosa dice l'interlocutore, che preso dalla smania di dare informazioni dettagliate, inorgoglito dalla richiesta, si lascia andare a indicazioni stradali assurde, con punti di riferimento ovviamente non interpretabili e tempistiche perlomeno approssimative. Poi c'è la difficoltà della guida a sinistra in passaggi rurali praticamente sterrati o con pendenza al 12%, unica carreggiata larga pochi centimetri più del Ducato. E infine il sentiero costiero, a picco su precipizi spaventosi, da cui sporgersi con binocolo e macchina fotografica con zoom montato che ciondolano nel vuoto... E scrutare. Ma ore e ore di cammino, di vento che sposta anche i sassi, di pioggerellina snervante, generalmente ripagano. Eccola laggiù, la testina nera a forma di L, periscopio lucido e animato: si guarda intorno e poi sparisce. Allora penso di averla sognata, miraggio patetico e infantile. E dopo qualche minuto, la vedo di nuovo. Sembra che mi cerchi, mi canzona, la furbetta. Una giravolta e giù, di nuovo. Allora no, è vero! Ci sono! Avevano ragione il ciccione di Polperro, e il giovanotto che gestiva quel campeggino con lo specchio dei bagni montato in una cornice di legno argentata, e persino la vecchina del Trust che mi voleva offrire il tè mentre mi faceva parcheggiare in verticale sopra Cape Cornwall ('sto viaggio mi ha messo un'ansia...). E anche l'escursionista un po' troppo alla mano che oggi mi ha detto che c'erano i "puppies", o così mi sembrava di aver capito. Mammamia, i piccoli, davvero! Dormivano, uno sulla sabbia di una caletta, gli altri galleggiando in verticale a pelo d'acqua, o sul fianco... Ogni tanto qualcuno si svegliava, guardava in su, e poi scivolava sotto il turchese della baia, e buonanotte. Impalata dall'emozione non volevo più saperne di tornare indietro, piccola foca anch'io, oppure enorne madre dal testone nero, che controlla a distanza il pisolino indolente dei suoi giovani siluri grigi.
Sono a posto, adesso. Dopo questo posso finalmente avviarmi con spirito pacificato nella finzione di re Artù, nella grotta di Merlino, a Wells, a Bath, a Londra, dove volete. Il mio place to be l'ho già trovato: si chiama Godrevy Point, dopo St Ives. Torno, torno. Un giorno torno.