Bicocca

Bicocca
Fausto Melotti, La sequenza, Milano

sabato 28 settembre 2013

Dove non si tocca

Non è solo con l'inoltrarsi negli anni che ci si accorge che il proprio mondo si dissolve. Mi chiedo a volte come potrei sopravvivere alle persone
che mi hanno accompagnato; eppure succede, eppure è successo.  

In un secondo si finisce dove non si tocca. 
E impari in qualche modo a stare a galla: a volte si beve, manca il respiro.
Poi ci si assesta e la corrente fa il resto.

Quanto miseri mi appaiono i sostenitori del pregiudicato che urlano e dileggiano mentre un signore anzianissimo e ostinato cerca, ricordandoli, di ridare vita ai suoi "affetti radicati". Anche da vecchi l'assenza fa male.

mercoledì 25 settembre 2013

Via Caprilli

Eccoli qua i quadri dei ragazzi terribili che colorano questa città senz'anima. L'ippodromo e i suoi cavalli da corsa sono stati per me solo una tangente temporanea. Riemergono ora inaspettatamente dal muro di cinta
di via Caprilli, trasformati e insidiati dalle ombre degli alberi
e dai benpensanti, che non li vogliono. Un chilometro di lingue rosse
e viola e gialle, volti inquietanti, bocche spalancate e fumi rabbiosi;
viene voglia di tornare a vederli, appena il cielo si incupirà di pioggia
e di inverno. Se ci saranno ancora.








domenica 22 settembre 2013

Bitmap # Guardare/01

Nuova rubrica fotografica. Categorie in via di definizione. 
La prima è:

Guardare

martedì 17 settembre 2013

Tornare in asse

L'hanno tirata su. Fossi un ingegnere, proverei il brivido del successo, del primato dell'intelligenza sulla stupidità, della ragione e della fisica sulle avversità e sul difetto. La fiancata della Concordia è un coacervo di lamiere e alghe, un'alba triste per un mostro senza senso, che porta migliaia di persone a divertirsi e altrettante a guadagnarsi il pane, al ponte Zero.
Ci si rialza quasi sempre, soprattutto se ti danno una mano. E poi, finalmente, si va a dormire.

mercoledì 4 settembre 2013

Il beneficio delle parole

Emmanuel Carrère chiuderà il Festival della Letteratura di Mantova. Le sue "Vite che non sono la mia" non è per tutti, il dolore raccontato con lucidità non piace, lo posso capire. E poi le digressioni richiedono una certa agilità mentale. Eppure per me resterà una pietra miliare, e la sua scrittura è straordinaria. Che sollievo quando lo stile accompagna i pensieri condivisi... Non appena mi passerà la sensazione di vuoto da "fine del discorso", per gratitudine affronterò anche "Limonov".

martedì 3 settembre 2013

Vi dichiaro marito e moglie

Inaspettatamente riesco a non perdermi la mostra di Gianni Berengo Gardin (Milano, Palazzo Reale, fino all'8 settembre). Il pomeriggio è ancora estivo e il cielo è quello bello blu di Lombardia, solo quando vuole. Mi rubo anch'io una foto del candore del Duomo; mi tenta sempre, ne ho decine di foto così, in fondo tutte uguali... Ora è più facile di una volta: cellulare, clic... ce l'ho.

Al pianterreno del Palazzo, in una sala in penombra e di cui si intravvede un arazzo alla parete, si celebrano le nozze civili. Fuori, una gran festa. La sposa è musulmana, in bianco ricamato ma con l'hijab di raso che le avvolge anche un immaginabile chignon, una cupola lucente che corona due occhi profondi, truccati in modo appariscente, ormai certi di parlare al futuro. La sorella è alta, coperta dalla testa ai piedi da un abito blu, bianco e oro; chiacchiera con le amiche, tra cui una giovane ragazza italianissima, accaldata e con un bambino addormentato nel marsupio, e con le damigelle vestite uguali, a dire il vero alquanto scollacciate e in bilico su tacchi altissimi. Tutti ridono, gli sposi salgono su un'auto scura, si concorda chi va con chi. 
Bello.

Salgo al primo piano, nel mio mondo, a Milano negli anni Settanta, la rimessa dei tram, i vigili, una certa malinconia negli sguardi, la stazione Centrale, le valigie con lo spago degli emigranti. Me le ricordo. C'è anche Dario Fo. E Castiglioni, con Alessi e la sua teiera. E poi Venezia con la neve, e il sorriso di una ragazza che vola in altalena e mi attraversa. Ci sono i manicomi cancellati da Basaglia, l'umanità venuta male, insultata dallo stato; e infine la posa seria di due bambini in un campo rom, negli anni Ottanta. 
Toccante.

Ripasso davanti alla sala dei matrimoni: esce fra gli applausi una coppia fresca di contratto. Lei è davvero felice, le danza intorno un signore un po' strano, con il codino, claudicante, la solletica a voce alta, la mette un po' a disagio. Per un attimo i nostri sguardi si incrociano, le sorrido, sincera. E lei ricambia, come sorpresa e contenta di vedermi (dubbio: ci conosciamo?). Lo sposo sembra invece che non si orienti, perso in un contesto che non gli appartiene, circondato dai pochissimi invitati. Lui non sorride. Foto di gruppo (piccolo). 
Triste.

Sposto questo velo con un caffè e poi torno al bagliore che rimbalza sul marmo della mia solita, amata, stupenda cattedrale. Mi riconcilio con questa città e i suoi contrasti. C'è dentro proprio un po' di tutto.