Bicocca

Bicocca
Fausto Melotti, La sequenza, Milano

martedì 29 settembre 2015

E infine i Camuni

Era dagli anni delle scuole elementari, cioè un'era geologica fa, che avevo voglia di vedere le iscrizioni rupestri della Val Camonica. Si è trattato del riscatto di una gita negata, chissà se per motivi economici (a quei tempi le gite non erano pensabili) o semplicemente per poca ispirazione del corpo insegnante. Sia come sia, l'occhialuta maestra De Chirico con il suo grembiule verde non ci ha portati allora a Capo di Ponte e nemmeno la bassotta professoressa Conte delle medie. Figuriamoci gli spocchiosi professori del liceo, tutti compresi nel loro ruolo di geni sprecati. 
E va bene, ci sono andata, finalmente, better late than never. Il mio lato infantile si è divertito un sacco a fotografare gli omini con il pisello lungo, le donnine con la "coppella",
i cervi-spirito con il palco di corna sovradimensionato, le case disegnate con la doppia prospettiva, in sezione il piano terra e in pianta il tetto... che ridere! 

Sulla gestione del patrimonio culturale di questo Paese, mi astengo: la rabbia è pari alla vergogna, con i turisti stranieri che non capiscono...
Voglio ricordarmi solo del cane e del leone e del guerriero e del carro trainato dai buoi
(o dai cavalli?), con le ruote a raggi. A volte ho la certezza che l'Età del Ferro sia stata migliore della mia. 


Cervo (Divinità)

Guerriero

Labirinto

Oranti

lunedì 21 settembre 2015

À la guerre comme à la guerre

Ieri era domenica e al civico 12 c'era aria di festa. La comunità del primo piano lato strada, presumibilmente del Bangladesh, si è raccolta con amici e parenti sul pianerottolo per mangiare, ridere, chiacchierare e soprattutto cantare. I bambini in cortile, molti ed eleganti, si rincorrevano e giocavano chiassosi, fra un tappeto steso, tricicli appesi al muro, biciclette, sedie, bidoni dell'umido. Niente di strano né di inusuale. Vabbè, alle due del pomeriggio, lo ammetto, tutto questo casino era un oltraggio alla quiete pubblica e io stessa, che per ragioni varie avrei voluto schiacciare un pisolino, ho sbuffato. Tutto lì: un vago fastidio, accentuato dal tepore di fine estate che permette ancora di tenere le finestre aperte... dormicchiare con l'arietta sarebbe stato impagabile. 
Invece il nostro condomino del primo piano ha espresso in altro modo la sua contrarietà. Non si tratta esattamente di un galantuomo: Bruno (nome di fantasia), ha in carniere diversi soggiorni nelle patrie galere per spaccio e reati affini; si dice - ma io ci credo -  che abbia fatto qualcosa di brutto alla sua mamma, santa donna; non lavora da anni; è coperto di debiti; è irascibile e spesso in stato di ebbrezza, a esser buoni. Francamente è uno dei motivi per cui vorrei traslocare. Nella migliore delle ipotesi aggredisce i manutentori dell'ascensore che quindi se ne vanno lasciando il lavoro a metà e cinquanta famiglie, per lo più composte da vecchi, sono costrette ad arrampicarsi a piedi per cinque piani. Oppure sbraita nel cuore della notte, presumibilmente contro creditori o pusher, litiga furiosamente con chiunque, fa il gradasso, estorce denaro, racconta balle, non paga le spese del condominio da anni, insulta telefonicamente l'amministratore quasi ogni giorno. Anni fa, un precedente amministratore, minacciato, si è rifiutato di rinnovare il suo incarico. Insomma, una presenza difficile, con cui anch'io ho avuto un diverbio, a suo tempo.
Ora, Bruno vive in modo conflittuale la vicinanza con la comunità multietnica del portone accanto. Si tratta soprattutto di scaramucce dovute al rumore: spesso i ragazzi esagerano, tamburi fino alle tre del mattino, feste, canti, urla, litigi... non è proprio un'oasi di tranquillità. Allora lui ha escogitato un sistema per combattere ad armi pari, si fa per dire: la musica ad alto volume.
"Vediamo chi si stufa prima", mi ha detto tutto orgoglioso, qualche mese fa. "Non li faccio più dormire!": finestre spalancate, radio o cd a tutta gallara, selezione musicale alla bisogna: Laura Pausini, Renato Zero, Mango, Fiorella Mannoia (per fortuna!), Pooh, Tiromancino (!!!), Tiziano Ferro, Zarrillo (eh...) e via così. Rigorosamente cantanti italiani, meglio se voci femminili (ma allora perché non Mia Martini, o Mina, per dire?), roba da Radio LatteMiele o GammaRadio, ma senza interruzioni o speaker; si viaggia sicuramente oltre i 150 decibel, con effetto rimbombo del cortile.
Allora, a parte che così non dorme più nessuno, tanto meno "noi" del 14, e soprattutto non dormo io, a me sembra che "loro" siano rimasti del tutto indifferenti.
La solfa, è proprio il caso di dire, è continuata fino alle 9 di sera, quando forse le energie di disturbati e disturbatori si erano affievolite fino a scomparire, comprese le mie. Ero ormai decisa a scendere al primo piano e dire stancamante, quasi supplicando: "Bruno, ascoltami: se ne fottono di Marco Mengoni, credimi."
La notte si è salvata, dai tamburi e da Mino Reitano.
Fino alla prossima.

venerdì 11 settembre 2015

La mia riva del fiume

Sulla questione migranti mi astengo dal commentare. Lo fanno già in tanti, in ogni sede (a volte, a mio giudizio, anche troppo: l'eccesso di retorica può portare all'indifferenza o all'insofferenza, che sono due mali terribili).
Se ne sono viste di tutti i colori, e ciascuno ha reagito secondo coscienza, se ce l'ha, e anche senza nessuna coscienza.
Però mi chiedo: quanto dolore, quante umiliazioni, quanta disperazione e quanta impotenza potranno mai ripagare dello sgambetto di una donna a un papà con in un bambino in braccio (anche non siriano/fuggitivo/nero/povero)?
Vorrei trasformarmi in un cinese e aspettare sulla riva del fiume. Perché, signora Petra Laszlo, sa? Basta poco. Pochissimo. Proprio questione di un secondo. E lo sgambetto te lo fa la vita. E allora sono guai. Ne stia certa.

lunedì 7 settembre 2015

Bitmap # Percezione/02

Non ricordare nulla, ricordare qualcosa, ricordare tutto.

Monkey World Ape Rescue Centre, Wareham, Dorset, UK (agosto 2015)

martedì 1 settembre 2015

Il temporale

Quando scoppia il temporale, la sera, a fine estate, dopo tanto caldo, io per quello scorcio di tempo sono calma. Mi sembra che possa lavare tutto, nuvola enorme che inghiotte tutte le mie nuvole piccole e così posso respirare un po'. Poi prevale la paura animale: del lampo che deraglia, del tuono che spezza e persino del buio. Mi prende il batticuore e aspetto che rimanga solo la grande pioggia, che lava tutto, o quasi. E alla fine, se posso, dormo.