Bicocca

Bicocca
Fausto Melotti, La sequenza, Milano

sabato 14 marzo 2015

Buddha a domicilio

Al civico 12 è arrivata l'arte. O l'artigianato, diciamo. Una mattina è apparso un Buddha, di creta bianca, appoggiato su un tavolino, a ridosso della ringhiera che custodisce la tromba delle scale. La sera i Buddha erano due. Il giorno dopo tre. Inizialmente ho pensato che il primo fosse lì in deposito, come Il narghilè del dirimpettaio (e il triciclo delle mia amiche marocchine). Poi i Buddha hanno cambiato colore. Rosso e giallo. E poi oro. Finalmente ho visto l'artista, che trascorre ormai tutto il giorno a dipingerli e a modellarne altri, sul tornio. Indossa una tuta protettiva bianca ed è instancabile. Furtivamente ho scattato una foto dalla mio ballatoio, ma ieri mi sono fatta coraggio e sono andata a trovarlo. Gli ho chiesto il permesso di ritrarre le sue opere e lui è entrato in casa e mi ha portato anche un Ganesh, tutto dorato. Lo scultore ha un nome impronunciabile (che non ho neanche capito) e vive insieme ad altri inquilini, tutti dello Sri Lanka. Me ne ha presentati due, con la pretesa di riuscire a comunicare (lui non parla né italiano né inglese), ma non è stato semplice. Hanno tutti un sorriso dolcissimo e i denti smaglianti da pubblicità del dentifricio. Il più anziano mi ha accolto felice con un asciugamano legato intorno alla vita (presumo stesse lavandosi) e mi ha spiegato che l'amico crea e vende Buddha per meditazione (70 euro), a singoli clienti o a negozi. Si è stupito che sapessi il significato di alcune posizioni delle mani del Buddha, mi ha detto "you have great eyes", mi ha mostrato una piccola statuina del Buddha di ottone, davanti alla quale lui medita e ci siamo scambiati dieci minuti di vita, molto a gesti, devo dire. Dieci minuti di grande pace, lì, al terzo piano del "12". Alla fine ci siamo salutati, con un piccolo inchino, a mani giunte. Oggi i Buddha sono sei e Ganesh è tornato dentro, ma io sto meglio.









domenica 8 marzo 2015

Il vecchio che c'è in me


Da lettrice che vuol essere consolata, mi piace identificarmi con un personaggio
(meglio se il protagonista, visto che sono smodatamente egocentrica). E poi mi piace quando una donna scrive da uomo, un uomo scrive da donna, un uomo scrive da bambino e un giovane scrive da vecchio: e ci riescono. E mi piace anche essere capita, nelle mie paturnie.
Allora: a me La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone è piaciuto tanto, per tutti questi motivi e anche per molti altri. L’ho scoperto per caso, nonostante l’editore (Longanesi). La storia non è importante, o forse sì. Diciamo che un anziano signore guarda il mondo con disincanto, un po’ scontroso, un po’ ironico, un po’ saccente e in un bagno di onestà. La vita, con tutte le sue cosette, quelle lì, i cui spigoli dolgono quando l’anima si muove, anche impercettibilmente. Chiamiamoli errori, chiamiamoli destino. Il finale è stilisticamente e strutturalmente perfetto, oltre che poetico.

(Ah, sul suo sito c’è scritto che vuole fare un Coast to Coast con un vecchio furgone Volkswagen. L’ho letto dopo il libro, e forse è per questo che mi è piaciuto. Ha scavato nel mio passato senza dirmelo).

martedì 3 marzo 2015

Giovane e bello

Non è vero che i gggiovani sono tutti dei minchioni, mammoni e senza iniziativa. Ci sono anche quelli che "esprimono il gene" con entusiasmo e sensibilità inaspettati. Nei corridoi del cinema Anteo, a Milano (sono andata a vedere "Birdman"... eh... ci sarebbe molto da dire: per esempio, uscite tutti sette minuti prima della fine! Ma santiddio, ma perché si deve rovinare una buona idea e una regia da 10 - dicono che ricordi Altman... può darsi... - con una trovata inutile e assurda e risibile?), sono esposti alcuni scatti di un viaggio in India di Alessandro Galli, un giovane medico neolaureato con la passione della fotografia. A parte le immagini, belle ovviamente, le righe che li accompagnano valgono da sole il tempo che si dedica loro (le riflessioni davanti alla pira, per esempio...). A 25 anni si può ancora rimanere incantati dall'umanità, dalla dignità e dal sorriso degli esseri umani, anche e soprattutto i più distanti da noi. Poi, eventualmente, si curano le piaghe, dentro e fuori dagli ospedali. 
www.sitohd.com/alessandrogalli/