Bicocca

Bicocca
Fausto Melotti, La sequenza, Milano

sabato 22 aprile 2017

Atene # 04 - La soluzione di Euterpe

Se c'è una cosa che mi manca nella vita (oltre a parlare russo, volare, una casa a Varigotti, una madre vera e infinite altre, molte delle quali oramai impossibili), è suonare. Conoscere la musica, comprenderla, eseguirla. Lo dico con vero rammarico, perché nel tempo ho capito che è una delle pochissime soluzioni della vita, panacea di molti mali, estasi, ricovero, gloria, perfezione, essenza, principio di vita e/o di sopravvivenza). Solo la musica ha salvato qualcuno dai campi di concentramento, solo la musica ha reso tollerabile la follia di molti, solo la musica ha unito il mondo. La musa Euterpe accorre in aiuto di chi sembra non farcela più.
Quindi non c'è da stupirsi se un giovane ateniese, sulle rocce della collina di Filopappo, affacciato verso la sterminata sequenza di cubetti di cemento che si intestardiscono contro le avversità, suona il violino per i suoi amici. Mi sistemo alle sue spalle e tutto si acquieta, non me ne andrei mai, anche se il sole si abbassa, affaticato.



E il giorno dopo piango, senza riuscire a fermarmi, mentre una coppia intona vecchie ballate greche. Lei ha una voce indimenticabile, lui suona la chitarra, le fa il controcanto, la guarda, non si parlano ma si parlano dentro. Sono seduta su una panchina poco distante, a cui manca un'asse. Una canzone, poi un'altra e poi un'altra ancora e un'altra, è domenica mattina, alle pendici dell'Areopago, non si vede nessun altro, la stradina, in salita sotto gli ulivi, è silenziosa e deserta, illuminata dal sole fresco di primavera. E piango, piango, non riesco a fermarmi, un pianto per nulla disperato, che ha solo divelto il mio recinto emotivo. Resterei lì per sempre.




E poi lungo Apostolou Pavlou, che costeggia l'Agorà antica, mi lascio trascinare dalla passione di un altro ragazzo, che suona rapito "Smoke on the water" dei Deep Purple, la chitarra a tracolla. Lui è proprio in un altro posto. E in pochi minuti lo seguo, è il giorno di Natale, indossa una camicia a scacchi, non vede nemmeno chi gli molla i 20 centesimi nella custodia. Niente lacrime, stavolta. Gioia, gioia pura, canto anch'io, suona benissimo. Mi sento benissimo. Euterpe mi cinge. E mi salva.


lunedì 17 aprile 2017

Atene # 03 - Il varco all'imprevedibile

Se abitassi ad Atene, comprerei un biglietto annuale per visitare l'Acropoli (cumulativo...). Il mio ateismo si scontra violentemente con la limpida e poliedrica religiosità del IV secolo (e non solo), l'umana rappresentazione del soprannaturale, la dignità che pervade ogni colonna, ogni traccia scultorea, ogni frammento di ciò che resta eternamente una pietra di bellezza.


Tempio di Atena Nike

L'arte non c'entra: l'ho capito lassù ma anche di sotto. Il cielo, con il suo azzurro profondo e mediterraneo, accende la perfezione, la deità si nasconde nel controluce, nell'erba spazzata dal vento o nelle metope, nella geometria piegata alla luce, nell'entasis di una colonna, negli occhi delle volute dei capitelli, nei volti e nelle vesti delle Cariatidi. 




Loggia delle Cariatidi, Eretteo
Eretteo



Capitello ionico

L'immensità del Partenone polverizza ogni dolore, ogni preoccupazione, ogni ricordo, ogni rassegnazione. 
Molti eventi inattesi portano a compimento gli dei: quello che ci aspettavamo non è accaduto, mentre il dio ha trovato un varco all'imprevedibile. (Euripide, Baccanti).
Tesoro per tempi bui.


Fregio orientale, Partenone






martedì 11 aprile 2017

Atene # 02 - La compagna dei Greci


Le città sono veramente belle o veramente brutte soprattutto a Natale. A me piacciono le città, tutte. Mi piace esplorarle, capirne il respiro, guardare le facce di chi ci abita, i muri, la metropolitana, la vita. A Natale, se hai il cuore duro, vedi tante cose che in primavera sono più sfumate.

Lungo Eolou, ho immaginato le storie di chi attraversa la strada di corsa, rimprovera un bambino, prega (tanto), chiede l'elemosina.
In realtà, ad Atene, sfinita dallo strozzinaggio tedesco, l'elemosina la chiedono in tanti. E a Natale di più, mi è sembrato. E mi è sembrato anche che fosse un'elemosina più dolorosa, più fredda, più umida, più consapevole e più umiliante rispetto a quella di aprile.
Un Natale scintillante e miserevole. 

La Grecia la stanno ammazzando. Non ne parla più nessuno e nel silenzio assoluto i greci vanno a fondo. Un greco su quattro non ha di che vivere. 

Lungo Ermou, ma non solo, un edificio su tre è vuoto, con le vetrine dei negozi sulla strada ricoperte di scritte e giornali, spesso abitato da fantasmi senza più nulla. Così le incredibili luminarie hanno acceso anche gli angoli più dolorosi. 
Una signora con il cappotto, ben vestita, una sciarpa che la proteggeva dal vento gelido. Seduta su una seggiolina, testa bassa, piattino. Poco più in là, in Evaggelistrias, sotto un platano, un quarantenne con gli occhiali, giaccone blu, aria da ingegnere. Lui sì che mi ha fatto male, non so, forse è questione di stereotipi: testa bassa, bicchiere in mano. E così via. Una giovane perbene che vendeva scarpine per neonato fatte a maglia, e sferruzzava. L'ho ritrovata in Adrianou la scorsa settimana, le scarpine ormai di cotone, insieme ad alcune bamboline. Giovani acrobati in piazza Syntagma. Anziani che vendevano pannocchie arrostite. Oggi, alcuni offrono sul marciapiedi davanti a Thissio ciò che resta della loro vita di sette anni fa: scarpe ancora decenti, maglioni usati ma belli, elettrodomestici funzionanti, quaderni di scuola avanzati, abiti, strumenti musicali, orecchini, tavolini, cose tutte di cui a un certo punto si può fare a meno, per pagare la spesa.

Molte case, soprattutto in centro, sono abbandonate. Case anche belle, dell'inizio del Novecento, con balconi in ferro battuto. Sui davanzali ancora qualche vaso. I muri ricoperti di graffiti, vecchie pubblicità, un decoro sui generis. Ciarpame vario, scacchiere rotte, ferramenta.





Erodoto racconta che Serse chiese a Demarato, figlio di Aristone, che lo accompagnava nella spedizione contro la Grecia, se i Greci avrebbero opposto resistenza ai Persiani. Demeraro rispose che "da sempre la povertà è compagna dei Greci, mentre la virtù è un acquisto successivo, frutto della saggezza e di una legge severa: e grazie alla virtù la Grecia si difende dalla povertà e dall’asservimento".
Sarà.



Ma questa sì, è la parte scura e brutta della Grecia. La terra bruciata della crisi, l'urlo dell'indigenza. La gente che prova a sorridere, nei negozi e nelle botteghe, anche con dentature che risentono della situazione. E sorride sempre meno, a dir la verità, nemmeno a beneficio dei turisti. 

Dall'alto, l'Acropoli osserva.





sabato 8 aprile 2017

Atene # 01 - Alpha

Ci sono andata, infine. In cima all'Acropoli, ad Atene, a recuperare un po' della mia grecità interiore. Ci sono andata a Natale, per una settimana, e ci sono tornata per il mio compleanno, quando i fiori iniziano a colorare la terra arsa, e nascono i papaveri dal cuore nero. Raccogliere le idee non è facile, ho vissuto una città ferita, esausta e forse anche rassegnata. E a mio parere emotivamente bellissima. Che rifiuta sdegnata i soldi di Gucci per le sfilate al Partenone
(e Zeus solo sa quanto invece avrebbe avuto bisogno il Partenone, di quei soldi sporchi), che chiede l'elemosina, che prega, che beve caffè freddo per strada anche se nevica, che sorride poco, accecata dalla sua luce impressionante e dal suo buio di povertà. Che sprofonda nel suo passato per non avere un futuro.

Comincia così, la mia riflessione, rileggendo i miei appunti, scritti qua e là. 

Tempio di Efesto