Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano

martedì 11 aprile 2017

Atene # 02 - La compagna dei Greci


Le città sono veramente belle o veramente brutte soprattutto a Natale. A me piacciono le città, tutte. Mi piace esplorarle, capirne il respiro, guardare le facce di chi ci abita, i muri, la metropolitana, la vita. A Natale, se hai il cuore duro, vedi tante cose che in primavera sono più sfumate.

Lungo Eolou, ho immaginato le storie di chi attraversa la strada di corsa, rimprovera un bambino, prega (tanto), chiede l'elemosina.
In realtà, ad Atene, sfinita dallo strozzinaggio tedesco, l'elemosina la chiedono in tanti. E a Natale di più, mi è sembrato. E mi è sembrato anche che fosse un'elemosina più dolorosa, più fredda, più umida, più consapevole e più umiliante rispetto a quella di aprile.
Un Natale scintillante e miserevole. 

La Grecia la stanno ammazzando. Non ne parla più nessuno e nel silenzio assoluto i greci vanno a fondo. Un greco su quattro non ha di che vivere. 

Lungo Ermou, ma non solo, un edificio su tre è vuoto, con le vetrine dei negozi sulla strada ricoperte di scritte e giornali, spesso abitato da fantasmi senza più nulla. Così le incredibili luminarie hanno acceso anche gli angoli più dolorosi. 
Una signora con il cappotto, ben vestita, una sciarpa che la proteggeva dal vento gelido. Seduta su una seggiolina, testa bassa, piattino. Poco più in là, in Evaggelistrias, sotto un platano, un quarantenne con gli occhiali, giaccone blu, aria da ingegnere. Lui sì che mi ha fatto male, non so, forse è questione di stereotipi: testa bassa, bicchiere in mano. E così via. Una giovane perbene che vendeva scarpine per neonato fatte a maglia, e sferruzzava. L'ho ritrovata in Adrianou la scorsa settimana, le scarpine ormai di cotone, insieme ad alcune bamboline. Giovani acrobati in piazza Syntagma. Anziani che vendevano pannocchie arrostite. Oggi, alcuni offrono sul marciapiedi davanti a Thissio ciò che resta della loro vita di sette anni fa: scarpe ancora decenti, maglioni usati ma belli, elettrodomestici funzionanti, quaderni di scuola avanzati, abiti, strumenti musicali, orecchini, tavolini, cose tutte di cui a un certo punto si può fare a meno, per pagare la spesa.

Molte case, soprattutto in centro, sono abbandonate. Case anche belle, dell'inizio del Novecento, con balconi in ferro battuto. Sui davanzali ancora qualche vaso. I muri ricoperti di graffiti, vecchie pubblicità, un decoro sui generis. Ciarpame vario, scacchiere rotte, ferramenta.





Erodoto racconta che Serse chiese a Demarato, figlio di Aristone, che lo accompagnava nella spedizione contro la Grecia, se i Greci avrebbero opposto resistenza ai Persiani. Demeraro rispose che "da sempre la povertà è compagna dei Greci, mentre la virtù è un acquisto successivo, frutto della saggezza e di una legge severa: e grazie alla virtù la Grecia si difende dalla povertà e dall’asservimento".
Sarà.



Ma questa sì, è la parte scura e brutta della Grecia. La terra bruciata della crisi, l'urlo dell'indigenza. La gente che prova a sorridere, nei negozi e nelle botteghe, anche con dentature che risentono della situazione. E sorride sempre meno, a dir la verità, nemmeno a beneficio dei turisti. 

Dall'alto, l'Acropoli osserva.





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