Bicocca

Bicocca
Fausto Melotti, La sequenza, Milano

giovedì 22 ottobre 2015

Grazie dei fior

La prendo alla larga. Qualche anno fa mi sono prestata per fare un'iniezione a una signora anziana che abitava al quinto piano, sopra di me. La vecchia mi stava abbastanza sulle scatole, perché aveva commentato in modo sgradevole un mio recente incidente in moto, a causa del quale mi ero fracassata ("L'ha pagata, eeeehhhh?"). 
All'epoca, comunque, obbedii alla mia regoletta morale, che prevede che l'aiuto, quando c'è di mezzo la salute, non si nega mai.
Nel tempo il caseggiato ha scoperto, immagino con il passaparola, che so fare le iniezioni e, su richiesta, non mi sottraggo. Quindi ogni tanto la signora D., 82 anni con la sciatica ricorrente, di professione governante, mi chiede il favore. Io scendo al primo piano sempre volentieri, magari sbuffo un po', ma poi ci vado. Eseguo l'intervento con tutti i crismi: all'orario che vuole lei, mi lavo le manine nel lavello nell'entrata/cucina, poi ci trasferiamo in salotto, dove la televisione impera a volume altissimo, lei mi porge la scatola di Voltaren (e secondo me abusa: fa malissimo, il Voltaren!), poi mi porge una chiappa, poi spettegola sulle bravate del nostro condomino tossico, poi mi offre un limoncello che io rifiuto, poi mi chiede di tornare l'indomani. 
L'ultima volta ha preparato 10 euro sul tavolo, e io mi sono - ovviamente - indignata:
"Mi offende! Ci mancherebbe! ecc.".

Stasera il marito, panciuto giovanotto che ha già svoltato i 90 ma gira in bicicletta, guida una Panda con cui va e viene dal paesello distante 400 km e cura il giardino ad agosto, sotto il sole, mi ha inseguito per consegnarmi un vaso di ciclamini, bellissimi.
Mi sono sentita in imbarazzo, davvero, e ho ricominciato con la santa storia che la salute non reclama gentilezze, ma esige diritti (mia madre diceva che certi favori è meglio farli che riceverli).
E il vecchissimo, gobbo, impacciato signor M., mi ha risposto: "Lei ha ragione, ma esiste anche la gratitudine".
Ecco, se ne ricordi anche chi ha contato molte meno primavere. Io per prima.


venerdì 2 ottobre 2015

Dal poco al tanto

A volte il cazzeggio sui giornali può avere conseguenze imprevedibili, con un vorticoso svolazzo mentale. Si fa un gran parlare (scrivere) del "lobster roll", il panino all'aragosta "che se non l'hai mai assaggiato sei un pezzente". Io quando sento la parola "aragosta" penso a un articolo sulle lobster-boat, le barche per la pesca alle aragoste del Maine, che pubblicò la rivista di nautica per cui lavoravo tempo fa. Un tuffo nel passato, per intenderci, anche bagnato di nostalgia. Bei tempi... E in seconda battuta mi rifugio nel genio di David Foster Wallace: da "Considera l'aragosta" a "Oblio", da "La scopa del sistema" a "Infinite Jest", a "Una cosa divertente che non farò mai più"... Vabbè, non gliel'ho perdonata, quella di avermi abbandonato. Ma si sapeva...

(ah: ho riletto l'aragosta... piccolo gioiellino filosofico).