Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano

martedì 30 agosto 2016

Deutschland über Alles # 03 - La gioia rende liberi

Escono tutti e quattro dal cancello di una casetta delle vacanze sull'isola di Hiddensee con il tetto di paglia. Sono scalzi e con gli asciugamani in mano. Il cielo è coperto, qualche goccia di pioggia. Chiacchierando e a passo veloce raggiungono la duna, poi in fretta via i vestiti e di corsa in acqua, ridendo e giocando e gridando e spruzzandosi.
Un quarto d'ora di gioia pura, semplice, nuda, come i loro corpi, così belli, così liberi.
La felicità qualche volta basta guardarla.




(alla fine, papà e ragazzi escono dalle onde, si avvolgono con gli asciugamani e si abbracciano; la mamma resta un po' da sola in acqua, si lascia accarezzare dal mare, guarda lontano, 5 minuti tutti per sé)

venerdì 26 agosto 2016

Deutschland über Alles # 02 - Il senso dei tedeschi per la DDR

Allora. A cavallo degli Anni ’90, la Germania dell’Ovest si è comprata ai saldi quella dell’Est, con annessi e connessi. I tedeschi dell’Ovest han detto a tutti che quelli dell’Est erano dei pezzenti, tutti spie (o quasi), schiavi e/o complici della Stasi, ignoranti e lazzaroni, mantenuti dallo Stato, arretrati culturalmente. Eroe chi scappava, vile e comunista (d’apparato, anche…) chi non ci provava.
Da quando hanno picconato il Muro sia quelli dell’Ovest sia quelli dell’Est si sono prodigati più o meno amichevolmente per cancellare ogni traccia del passato, demolendo edifici (soprattutto) e attribuendo ogni elemento funzionale all’etica socialista reale, brutta e cattiva. I tedeschi dell’Ovest hanno cambiato persino l’aspetto di quelli dell’Est, li hanno impiegati in posti statali (nelle scuole, per esempio… erano bravi insegnanti di tedesco e matematica), oppure li hanno messi a produrre in fabbrica, assimilandoli ai turchi. Con un generico sguardo commiserevole li hanno tenuti lontani dai posti di comando. Fino alla Merkel, che avrà piazzato i suoi sodali là dove era utile. E si sa, una buona dose di esperienza organizzativa serve sempre.

Insieme poi, i tedeschi tutti hanno pensato, secondo un rodato ingegno capitalista, di far fruttare il marchio DDR, con musei in quasi ogni città dell’Est, possibilmente nella locale sede dell'Ufficio del Ministero di Sicurezza dello Stato, nei quali hanno esposto merce di vario genere che a noi ricorda quella degli Anni ’50 invece risale agli Anni ’80 (sai che reperti!), foto di Honnecker che stringe la mano a Gorbaciov, esempi di lugubri sistemi di controllo dei media, parrucche, pance e occhiali finti per i pedinamenti della polizia segreta, oggetti da campeggio, timbri postali, materiale di reclutamento per informatori, bandiere, ricostruzioni di celle per interrogatori, cassette Basf per registrazioni telefoniche, pezzi di muro di Berlino, caschi asciugacapelli da parrucchiere, masserizie di uso comune, tappeti di lana inneggianti all'unità dei lavoratori (questa sconosciuta). Danno anche un finto visto d'entrata nella DDR e per soli 2 euro (!) aggiuntivi, si possono scattare fotografie. 

A margine delle istituzioni, singoli privati vendono in strada maschere antigas e colbacchi, indumenti militari, spillette, robe così. Saggi del regime a pochi euro, disponibile per tutti. Ai turisti noleggiano persino le Trabant. O le espongono, insieme a pezzi di motore.

Ché si sa, il comunismo è sconfitto, l’individuo trionfa e soprattutto pecunia non olet.

Capitolo a parte, che merita non poco, è quello dell’edilizia. Dato per certo che i “casermoni socialisti” sono brutti, dove è stato possibile (o conveniente o necessario) li hanno rasi al suolo. E continuano a farlo. Oppure li hanno dipinti con colori pastello, per cancellare il “grigiore”, ideologico prima che cromatico. Perciò, sfrecciando in bicicletta a Dresda si vedono enormi ruspe che inghiottono una roba di 6/7 piani di cemento armato con finestroni quadrati. Chissà chi ci ha lavorato o abitato (dal punto di vista architettonico la funzione è spesso indistinguibile). Oppure, appena fuori dal centro di Lipsia, si attraversano quartieri un po’ anonimi, i famosi blocchi abitativi che, per quanto orripilanti, non hanno niente a che vedere con alcune periferie italiane (il milanese quartiere Gratosoglio ne è un esempio).
Qualcosa è rimasto in piedi per disattento rispetto per passato, per criteri economici o perché neanche le bombe strategiche degli Alleati ne hanno avuto ragione. Non si sa a chi credere. In ogni caso, in un paio di decenni il processo di rimozione, almeno all’apparenza, ha funzionato.

Le persone, invece, quelle son difficili da cancellare. Soprattutto i vecchi (tanti, forse perché siamo in estate). Hanno proprio uno sguardo diverso, una postura diversa, un modo di vestirsi diverso. Hanno anche un tedesco diverso, più asciutto, più aspirato, più aggressivo. Sono gentili, ma l’atteggiamento è ancora quello di chi non si fida (sempre i vecchi). Efficienti nelle loro professioni, pubbliche o private, ma poco inclini alla chiacchiera. Forse è anche un retaggio prussiano. Così, a prima vista, non sembrano immensamente più felici di quando li ho incontrati nel 1988. I colori sono gli stessi. Molto ingenuamente, mi chiedo se bastino le ruspe e l’ostensione delle reliquie sovietiche per costruire una società felice, ammonendo i posteri. Se omologare il consorzio umano buttando via tutto, si possa definire progresso. Così, dal Baltico a Lubecca, dal Magdeburgo a Usedom, il rigore formale si accompagna a una strana idea di rinnovamento, una passata di candeggina su trent’anni di storia. Adesso, nonostante l’economia fiorente e la disoccupazione al 6,1%, la posizione dominante e tutto il resto, in Germania come ovunque i poveri sono davvero poveri e i ricchi davvero ricchi. I giovani neanche lo sanno, com'era solo pochi anni fa. E poi ci sono gli immigrati: appunto, dove sono? Non qui.

(Berlino, è un caso a sé. E quindi richiede una riflessione a sé.)


Lipsia
Dresda

Berlino

Radebeul
Museo della Stasi, Lipsia
Berlino
Museo della Stasi, Lipsia

martedì 23 agosto 2016

Deutschland über Alles # 01 - Rügen

A Rügen ovviamente non ci sono le foche. Questo lo sapevo. Ma ci sono le scogliere di Friedrich. Che son belle, sì, candide e identiche a tutte le scogliere di gesso, forse un filino più inquietanti, dato il contesto naturale.

A Rügen molte strade sono lastricate a pavet, quindi se giri l'isola in bicicletta, il culo non è contentissimo. 

A Rügen ci si arriva immaginandosi chi sa che, e infatti è un mondo a parte.
I villeggianti sono veramente un po' strani e praticamente solo tedeschi. Presumibilmente alcuni sono molto ricchi, a giudicare dalle bellissime architetture balneari Anni '20, di legno bianco, tutte occupate dai turisti.
Ma sulla sabbia bianca, e anche con un 
Fischbrötchen (panino con l'aringa o altro pesce semicrudo) in bocca, non si evince una grande opulenza. Anche dall'abbigliamento, non si direbbe. 
O forse si dovrebbe dire, guardando i famosi chilometri di casermoni nazisti di Prora, che ormai sono diventati residenze e alberghi di lusso, quasi tutti ultimati, con obbligo di rispettare (più o meno) la struttura originale, e provvisti di ufficio vendite in loco. 

Comunque a Rügen ci sono anche tanti hippy o grossomodo hippy. Hanno i capelli lunghi, girano scalzi, hanno tanti figli, bevono molta birra (quella non solo a Rügen). E si muovono rigorosamente in bicicletta. Ti fan sentire giovane, e non è male. Del genere: se rinasco... ecc.

Rügen le spiagge sono bellissime. Affittare una poltrona in vimini per due con coperchio antivento (Strandkorb), costa pochi euro e tutti fanno il bagno nell'acqua cristallina, con temperatura intorno ai 18°C, quindi abbordabile. Sono tutti sorridenti e gioiosi. Ci sono molte spiagge FKK (Frei Körper Kultur, cioè per naturisti), il che a mio avviso sarebbe un'opportunità meravigliosa e da non perdere per niente al mondo, ma la temperatura dell'aria, quella sì per nulla abbordabile, si aggira sui 15-16°C con vento sostenuto da Nord, quindi è un po' come la volpe e l'uva, un vorrei ma non posso che definirei urticante, in senso stretto.

Rügen, volendo, si può organizzare il pranzo di nozze seduti dentro una specie di navicella sulla spiaggia. In dotazione anche la statuina degli sposi e il modellino di un veliero. Da ascrivere al capitolo "Romantisch".


A Rügen ho trovato solo due mezze giornate di sole, ma non di sole sole... di quel sole lì bello nordico, con i nuvoloni bianchi. Poi basta. Perciò a parte Prora, gli hippy, il panino con il pesce, l'architettura elegante di Binz e i moli protesi nel mare per centinaia di metri, la luce di Rügen l'ha colta solo Friedrich, quando non era circonfuso dai suoi incubi. Ed è già una meraviglia.