Bicocca

Bicocca
Fausto Melotti, La sequenza, Milano

martedì 30 luglio 2013

Nell'attesa

...

È il teatro di sempre, è la guerra di sempre.
Fabbrica desideri la memoria
poi è lasciata sola a dissanguarsi
su questi specchi multipli.
Ma guarda -
tornano voci dalla foce - guarda da un'ora all'altra
come cambiano i colori, di grigio in verde, di verde
in freschissimo azzurro.
Amalo dunque - da cosa a cosa
è la risposta, da specchiato a specchiante -
il mio rammemorare
per quanto qui attorno si impenna sfavilla si sfa:
è tutto il possibile, è il mare.

Vittorio Sereni, 1913-1983, da Un posto di vacanza, 1974
 

lunedì 29 luglio 2013

Salto nel tempo

Due ragazzine nel parco cittadino, sotto un temporale estivo, completamente fradicie, i capelli lunghi e gocciolanti sul viso, le canottiere appiccicate,
i pantaloncini da strizzare. Urlano, cantano, saltano, ridono, corrono come matte sotto la pioggia che appanna tutto. Sono tornate piccolissime. E sono immensamente felici, insieme, come una volta. Esce il sole.

giovedì 25 luglio 2013

Via

Estate (ma non solo). Un'unica ossessione, il viaggio. Vedere, capire, ascoltare. Fotografare. Una sorta di respirone prima dell'apnea quotidiana che ormai segna il nostro tempo.
Sì, sì, il viaggio è la fuga, in tutti i sensi, una benedetta fuga. Per questo l'immobilità pesa, in qualsiasi sua forma: fisica, emotiva, mentale.
Maria Perosino in Io viaggio da sola precede ogni paura, anche la più grande.
È ora di andare, è ora di pensarci.

martedì 23 luglio 2013

Le passioni salvifiche

La risposta è qui. Ci occupiamo solo di noi e del nostro microcosmo. Questa è la luna impassibile che splendeva stanotte, piena, d'oro e magnetica. Abbandonata ogni indignazione, dimenticato ogni altro pensiero, l'ho immortalata.




Ho bisogno di un obiettivo 70/300. Anche Sigma va bene, non ho la pretesa che sia Canon. L'importante è che sia stabilizzato, attacco Canon. Chissà se Babbo Natale ogni tanto visita il mio blog...

lunedì 22 luglio 2013

E poi?

Rinascessi, mi occuperei di sociologia. Ovviamente non riuscirei mai a tradurre bene i concetti come Ilvo Diamanti, ma mi sentirei più consapevole. Forse riuscirei a spiegare a me stessa il processo evolutivo, anzi, involutivo, di questa mia povera patria così persa, così stremata, così precipitata. Capirei meglio perché le fabbriche chiudono, perché Dolce & Gabbana evadono, perché Alfano è ministro dell'Interno, perché Pompei crolla, perché il PD ha stravinto - suo malgrado - alle elezioni amministrative, perché serve una "moratoria sui temi etici", perché non voglio più lottare per "cambiare dall'interno", perché abbiamo rinunciato. E poi?

venerdì 19 luglio 2013

La curva di Laffer

Non ne so abbastanza di economia, ma ho ben presente il famoso grafico che rappresenta la relazione fra l'aliquota delle imposte e le entrate fiscali. Reminiscenze scolastiche, dei tempi di Reagan, quando ancora covava in noi una larva sana che rifiutava l'imperialismo capitalista americano (come lo definiva mia nonna Carla, buon'anima). Se si supera una certa soglia di prelievo fiscale, crollano i consumi e quindi l'erario ci perde. Insomma, oggi si tira fuori questa storia a proposito del prezzo dei carburanti: la benzina costa ormai così tanto che la gente non usa più l'automobile (se può) e quindi il rialzo "alla pompa" è vanificato, anzi... lo Stato ci perde.

Azzardo un paragone: questo alzare l'aliquota dell'imposta etica, accettare supinamente lo sputtanamento delle istituzioni, sotto il ricatto presidenziale (ma da quando siamo diventati una repubblica presidenziale? e chi è stato? e perché la regola di "blindare l'esecutivo" non vale quando qualcun altro minaccia di far cadere il governo se un cittadino dovesse venire condannato in via definitiva dalla Cassazione?), mi sa che produrrà il crollo del consumo di democrazia. E va bene che trangugiamo tutto senza fiatare, compresa la sospensione dei lavori della Camera, ma conviene davvero? Diventare "kazakistani" è davvero utile?

martedì 16 luglio 2013

L'orango offeso

Data la mia passione per le scimmie, che troneggiano tenere sul desktop del mio computer, in qualità di diretta discendente mi sento parte in causa. Non fossimo tristemente assuefatti a questo indegno livello di discussione, dovremmo reagire, in qualche modo, più di quanto non facciano il governo, il parlamento, la stampa e tutta l'accaldata e inerte compagnia di giro. Il mio contributo, qui, è modesto. E forse troppo modesto è stato in questi vent'anni, permettendo a maiali e papponi non tanto di ridurre in briciole il mio Paese, non tanto di impoverirlo economicamente, culturalmente ed eticamente, quanto di farcelo tollerare. E' questo che non ci dobbiamo perdonare. Altro che offendere gli oranghi.

lunedì 15 luglio 2013

Non sparga la voce

Fra i propositi di questo blog, c'è quello di segnalare luoghi o iniziative interessanti. In realtà io un posto da consigliare ce l'avrei, ma non posso. L'ho promesso.
E' un grazioso campeggio, sulle rive erbose di un fiume che confluisce in un lago. Ci vado in estate per respirare e per aggiustarmi, perché il panorama in sé è favoloso: alle spalle le montagne, ieri ancora innevate, di fronte una riserva naturale con l'acqua verde, i cigni, le folaghe, le alzavole e pettirossi... Poi, per chi vuole, c'è la piscina (io la voglio), la canoa per vedere gli uccelli da vicino; per i più pigri il pedalò. Insomma, un Paradiso.
Finalmente ho capito perché in luglio e agosto la signora mi dice sempre che non c'è posto per il fine settimana: non vuole gli italiani. Me l'ha proprio detto, in faccia, senza più remore, visto che il posto c'era, eccome... Dopo quattro anni per me ha fatto un'eccezione. La sua è un'enclave di stranieri, inglesi, olandesi e qualche tedesco, che arrivano per passaparola. Ieri gli unici italiani eravamo noi, accomodati fra tende abitate da famiglie di alti e biondi, e roulotte gigantesche in arrivo dalla Perfida Albione, con stuoli di ragazzini silenziosissimi, su monopattini e biciclette da escursionismo di pari valore delle automobili che le hanno trasportate. Alle sei di sera i foresti mangiano e poi leggono, tutti, indistintamente, fin quando fa buio, quando accendono le candele sui tavolini. Ormai la maggior parte di loro ha fra le mani un e-reader, ma c'è ancora qualche affezionato della cellulosa con il volumone di carta; se ne stanno stravaccati su sdraio fantascientifiche a righe bianche e blu, tutte uguali e tutte invidiabili e gli adulti hanno anche un calice (un calice!!) di vino sul tavolo... Quest'anno va di moda il divano gonfiabile, un enorme coso blu a tre posti che se lo dispieghi si trasforma in letto matrimoniale, parcheggiato fuori dalla tenda.  Persino i cani sono taciturni (forse non leggono, ma ripassano a memoria una poesia...). 
Ovvio che in un contesto simile non siano benvenuti gli italiani, maleducati, urlatori, sporchi, irrispettosi, che riducono i bagni come cloache e tengono acceso per mezz'ora il motore del camper (lungo oltre 8 metri, mansardato, con due dinette e "doccia separata"... per coppia con bambino piccolo), che sgasa sul tendino dei tedeschi... E i cui cani abbaiano di continuo.
Insomma, sono riuscita a entrare nell'élite ammessa alla vacanza en plein air in alta stagione. Chissà come mai... forse perché leggo l'e-reader e non sporco. O forse per tenacia.
E d'altra parte, l'anno scorso, il gestore di un campeggio simile in Valtellina ha risposto così ai miei complimenti e alla mia proposta di mettere un feedback positivo sui siti frequentati dai campeggiatori... "Grazie, ma preferisco non fare pubblicità in Italia: ho la mia clientela del Nord Europa, va bene così... lei è benvenuta, ma non sparga la voce".

Nota a margine: nuotare da soli, con il Nilox nelle orecchie e "Mercy Street" di Peter Gabriel, è un'esperienza che sfiora l'estasi.

mercoledì 10 luglio 2013

Hören Sie und ergänzen Sie (Ascolti e completi)

Questo post è dedicato a una persona. Nella vita capita di camminare accanto a qualcuno per un tratto di strada. Piccole passeggiatine, eh? Niente di straordinario, nella specie un paio di volte a settimana. Ci accomuna un interesse, un lavoro, una vacanza, oppure il caso. Il caldo in estate, il gelo in inverno, il buio quasi sempre: insieme al corso di tedesco, portato a termine con pervicacia. In mezzo, la quotidianità, le elezioni, il papa, le preoccupazioni, il lavoro, la tv. Qualche risatina isterica, da scolaretti impreparati, sguardi svogliati, compiti copiati, pettegolezzi, libri letti, mail piene di agitazione per l'esame di fine anno, i trucchi per passarlo, la stanchezza, qualche battutina impietosa sul vicino di banco che resta indietro. 
L'afa di questi giorni non ci ha fermato: l'anno prossimo, si ricomincia a camminare, ci siamo iscritti di nuovo, livello avanzato, roba da grandi. Se ce l'ho fatta, lo devo al mio "compagno di tedesco". Lui sì che ascolta (e ricorda), e non solo il tedesco. E pensare che diciamo sempre che "l'ascolto non è il nostro forte"... 
Schöne Ferien mein Freund.


martedì 9 luglio 2013

Baci di ringhiera

Nella casa di ringhiera che condivide il cortile con la mia, abitano molte famiglie, di varie etnie. Un paio sono italiane, alcune del Bangladesh, altre pakistane. C'è anche un gruppo di maschi adulti egiziani (pizzaioli e muratori). Spesso in cortile risuona la loro vita quotidiana, dai litigi furibondi alla musica lirica, dalle nenie arabe alle colonne sonore dei film di Bollywood. Le telecronache delle partite di ogni sport nazionale esaltano o deprimono gli umori grazie a una delle decine di parabole appese con sistemi artigianali alle ringhiere o in bilico sui coppi. Capita che la sera un paio di aspiranti musicisti suoni il tamburo fra gli applausi di tutti, finché qualcuno del mio condominio urla esasperato "Basta!!" (in genere dopo l'una, devo ammettere...).
Al terzo piano, quasi di fronte a me, vive una numerosa famiglia marocchina: ogni anno nasce un altro bambino, anzi, un'altra bambina. La più grande avrà ormai 7-8 anni, indossa l'hijab e bada alle più piccole durante le molte ore che trascorrono insieme sul balcone, non appena la temperatura lo consente (e anche quando non lo consente). Giocano rincorrendosi, oppure spingendosi su vecchie biciclettine o un triciclo, chiacchierando, muovendosi allegre con le bambole in mano lungo i pochi metri compresi fra le scale e il cesso in comune. Sì, perché al civico 12 ci sono ancora i cessi in comune, uno per piano: turche dalla porta di legno ad uso degli inquilini, adulti e bambini, italiani e stranieri, con o senza permesso di soggiorno: il cesso (ci) accomuna tutti quanti. 
La ragazzina con l'hijab a volte corre sul ballatoio ridendo con la sorellina più piccola in braccio, un fagotto di pochi mesi sballottato ad altezza della ringhiera: quando la vedo, il cuore mi schizza in gola, mi assale il terrore che le cada di sotto ma non trovo il coraggio di richiamarla. La mamma si vede poco, il papà mai. Ci sono, ma non si vedono. 
Quando esco o stendo la biancheria, le bambine ed io ci salutiamo sempre con la mano e una di loro mi manda dei baci. Sono baci bellissimi.





sabato 6 luglio 2013

Sabbia fra le mani


Oggi Francesco Merlo se la prende con la globalizzazione delle botteghe, che hanno devastato le città di tutto il mondo uniformando offerte, colori e odori. Penso a rue de Rosiers, stravolta da negozi monomarca di vestiti che hanno fagocitato anche Jo Goldemberg’s. E chissà per quanto resisterà la mia panetteria… 



mercoledì 3 luglio 2013

Seguire le procedure



In perfetto stile italiano, il mio Paese ha risposto alla richiesta di asilo di Edward Snowden obiettando sulle procedure adottate. Prendendo tempo, come sempre da mesi su ogni argomento, più o meno vitale. 
Intanto vediamo come butta con gli altri... magari se lo prende il Venezuela e noi non ci siamo esposti né con un sì né con un no. E poi nemmeno Hollande lo vuole, insomma... Se non se lo carica la Francia, che non chiude le porte in faccia a nessuno...

“Dal punto di vista giuridico, secondo la normativa vigente, ogni cittadino non comunitario, per fare richiesta d'asilo deve essere presente sul territorio dello Stato a cui lo chiede”.
Scusi, signor Snowden, il fax non va bene: ci vuole la raccomandata; anzi, la raccomandata con ricevuta di ritorno; anzi, la richiesta va fatta su carta bollata; ah, si ricordi i testimoni (e la fotocopia dei loro documenti); però non ha allegato la fotocopia del suo, di passaporto; la data dev’essere antecedente all’ultimo visto di entrata nella Federazione Russa: ma lei dove si trova, esattamente? Mi spiace, oggi l’ufficio è chiuso per sciopero. Mi spiace, ma in questi giorni l’impiegata è in ferie; eh… sapesse quante pratiche come la sua abbiamo qui da smaltire… hanno ridotto l’organico, sa, la spending review…. Richiami domani, quando c’è l’addetto. Ma scusi, non gliel’avevo spiegato? Deve proprio venire personalmente. Telefoni per un appuntamento.

Povero Snowden, ma ha ragionato prima di chiedere asilo al mio Paese? Ma è sicuro di voler venire qui? E se poi ha bisogno di un certificato?