In perfetto stile italiano, il mio
Paese ha risposto alla richiesta di asilo di Edward Snowden obiettando sulle
procedure adottate. Prendendo tempo, come sempre da mesi su ogni argomento, più o meno vitale.
Intanto vediamo come butta con gli altri... magari se lo prende il Venezuela e noi non ci siamo esposti né con un sì né con un no. E poi nemmeno Hollande lo vuole, insomma... Se non se lo carica la Francia, che non chiude le porte in faccia a nessuno...
Scusi, signor Snowden, il fax non va
bene: ci vuole la raccomandata; anzi, la raccomandata con ricevuta di ritorno;
anzi, la richiesta va fatta su carta bollata; ah, si ricordi i testimoni (e la fotocopia dei loro documenti); però non
ha allegato la fotocopia del suo, di passaporto; la data dev’essere antecedente
all’ultimo visto di entrata nella Federazione Russa: ma lei dove si trova,
esattamente? Mi spiace, oggi l’ufficio è chiuso per sciopero. Mi spiace, ma in
questi giorni l’impiegata è in ferie; eh… sapesse quante pratiche come la sua
abbiamo qui da smaltire… hanno ridotto l’organico, sa, la spending review…. Richiami
domani, quando c’è l’addetto. Ma scusi, non gliel’avevo spiegato? Deve proprio venire
personalmente. Telefoni per un appuntamento.
Povero Snowden, ma ha ragionato prima
di chiedere asilo al mio Paese? Ma è sicuro di voler venire qui? E se poi ha
bisogno di un certificato?
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