Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano

sabato 22 ottobre 2022

Carnet de voyage - Parigi #10 - Minuteria

Bambini 1. Alle sei del pomeriggio i bambini escono da scuola (materna ed elementare). Ad attenderli ci sono quasi sempre i padri, poche le mamme. Padri di ogni classe sociale e di ogni professione, e quindi con ogni tenuta: dalla tuta da lavoro alla giacca e cravatta con cartella. Danno la mano ai ragazzini e si avviano verso casa chiacchierando. In Italia i padri alle sei sono dappertutto tranne che fuori dalle scuole a raccattare i figli.

 

Bambini 2. In ogni dove vedo scolaresche che esplorano musei, giardini, quartieri, esposizioni, monumenti. Spesso gli insegnanti sono maschi, spesso uno solo, davanti. Non ho mai visitato un museo senza essere travolta da classi di studenti piccoli e grandi con relativo maestro/insegnante che si sgola per raccontare un’opera d’arte o contare i partecipanti all’uscita per essere sicuro di non aver dimenticato qualcuno. In Italia gli insegnanti si guardano bene dall’accompagnare i bambini in qualsiasi posto (e se poi succede qualcosa?...). Attività considerata inutile se non dannosa (per gli insegnanti).



Negozi di fiori. Ovunque. Ogni 200 metri c’è un negozio di fiori e piante. In tutti i quartieri, maggiormente in quelli periferici. L’erica in questo periodo la fa da padrona, ma anche le gerbere e le margherite non scherzano. Anche i cavoli, a dire il vero. E già si sprecano le composizioni natalizie. 



Giardini. Tanti, tantissimi. Tutti fioriti. A parte i grandi parchi, ogni metro quadrato libero all’incrocio fra due strade, alle spalle di edifici un po’ dimessi, fra i controviali, chiusi da cancelli o aperti. Hanno tutti il parco giochi, le panchine, i cartelli che indicano il nome delle piante, qualche volta una serra, e ormai intere aiuole con le piante aromatiche. Decine di trappole per i topi, padroni di Parigi. Cespugli di rosmarino e salvia che sforano nella dimensione della foresta. Confesso che ho staccato qualche rametto per farmi la minestra con i ceci. 

 



Librerie. Come i giardini e i negozi di fiori. Innumerevoli, in ogni dove, molto frequentate. Perlopiù specializzate: sotto casa ne ho una di soli testi erotici, ma in linea di massima si dividono fra materie: religiose (e non si contano, come le religioni praticate), vegan, esoterismo, infanzia, botanica, sport, benessere, architettura, arte (non architettura!), storia, diritto… In Italia le librerie chiudono una dopo l’altra. Le poche che resistono dedicano alle materie di cui sopra mezzo ripiano su uno scaffale. Del resto, se non porti i bambini a vedere un museo o un monumento, quale magia nera potrebbe mai spingerli in una libreria da grandi? Meglio “fare aperitivo”.


 

Mezzi pubblici. Vabbè, discorso inutile. Servizio capillare, si arriva ovunque con tempi rapidi. Carnet da dieci biglietti 16,90 euro. Oppure una serie di abbonamenti vari, con tariffe agevolate per una quantità di categorie. Nessuno ha la macchina qui. Tutti usano i mezzi, moltissimi sfrecciano in bicicletta, propria o noleggiata. Tutti fanno la spesa muovendosi con la borsa con le ruote e salgono su metropolitane e autobus trascinandosela senza problemi. Tutti vanno a prendere i figli a scuola con l’autobus. I vecchi e le vecchie sono tantissime, si spostano traballanti e con la mascherina (i vecchi hanno tutti la mascherina) e i giovani si alzano sempre, sempre, sempre per lasciare loro il posto a sedere. Regola che vale non solo per i vecchi ma per chiunque sembri in difficoltà. Non ci sono abituata. Quando tonerò (se tornerò) sarà uno shock. 




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