Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano

giovedì 7 luglio 2016

Rette parallele

Davanti all'Itis Galileo Galilei (così il titolo enorme sulla facciata) i ragazzi sono appollaiati sugli scalini, con le facce un po' nervose. Chi rilegge una pila di fogli, chi fuma, chi chatta freneticamente la sua ansia e la sua stanchezza.
Alla fermata dell'autobus di fronte, una coppia bianchiccia ed entusiasta, zainetto in spalla, chiacchiera a voce alta: ridono, i due, 
si abbracciano, si raccontano.
È finita, sì. La vita abissale si spalanca davanti a loro sul quel marciapiede e li inghiotte mentre scoppiano di felicità o forse solo di sollievo e chissà che cosa sperano o che cosa sanno o che cosa vogliono. Magari solo un pezzo di pizza e una dormita infinita. Un passo a due, un po' di fantasia. Dietro l'angolo, oltre la cancellata, c'è il giardino di un altro istituto, che confina con il Galilei. Altre facce, ma un po' storte, un po' deformi, molte assenti. Occhi annacquati, denti marci, mani grosse. Sono ragazzi anche loro, che non saranno mai maturi, né elettrotecnici, né ottici, né grafici, né al Galilei né altrove. Sono lì, seduti sulle sedie a rotelle o sulle panchine nella penombra, con altri giovani accompagnatori (anche loro con il cellulare e la sigaretta fra le dita). Aspettano non si sa cosa, forse solo un filo d'aria, prima di tornarsene dentro il cratere anonimo e ignorato della loro diversità. Rette che non si incontreranno mai. Vado oltre, perché attraverso ci sono già passata. E penso per un secondo alla mia maturità, gonnellina a righe, maglietta bianca, orologio prestato. La mamma, lì fuori, che mi aspettava, nascosta, quasi glielo dovessi, tutto.

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