Ci mette venti minuti per spiegarmi (ma anch'io forse sono giù di allenamento con l'inglese) che un ragazzo con un berretto nero, al campetto di basket del campeggio, lo ha offeso. Scatta all'istante la mia indignazione atavica, il dolore mai sopito della discriminazione, la rabbia cieca, l'istinto di protezione e tutte quelle robe lì, che mi serpeggiano in testa da quando ero bambina. Allarghiamo la conversazione, per allentare la tensione, di dove sei? Di un paese impronunciabile (però anche il suo eloquio non è proprio chiarissimo), UK? Yes, Britain, and you? Italy, ma secondo me non lo sa bene dov'è Italy, poi riparte con la storia dell'offesa e gli si annebbia un po' la vista, e scuote sconsolato la testa di capelli rossi e io mi arrabbio ancora, ma gli dico non pensarci più, è un maleducato, enjoy the evening..., lo abbraccio. E alla fine mi guarda con gli occhioni tristi e mi dice: capisci? mi ha chiesto come ti chiami?, ho risposto Colum e lui mi ha chiamato "scottish", perché Colum è un nome scozzese. Ma io non sono uno scozzese. Mi ha offeso. E arrivano le lacrime.
Ah... Io pensavo che lo avesse deriso perché era down. Il dolore arriva a tutti da strade diverse.
Bicocca
domenica 2 agosto 2015
Screenshot # 02 - Colum
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