E quindi basta, devo lasciare quello che vince a mio giudizio il Premio per il Più Bel Campeggio Panoramico del Mondo. A parte che qui in Cornovaglia ogni negozio che vende "pasties", cioè dei fagotti di pasta simil frolla ripieni di carne e altri ingredienti indigeribili, ha montata l'insegna del Miglior Produttore di Cornish Pasties del Mondo. Quindi ognuno si senta libero di assegnare il riconoscimento a quello che vuole, dal Miglior Libro di Poesie alla Migliore Muta da Sub del Mondo.
Sono le nove di sera e attraverso lentamente il prato di due acri (secondo loro sono tutti di due acri, i prati dei camping, e a volte sono due o più campi di due acri, cioè non lo riesco a immaginare, in metri quadrati, quanto misurano), e mentre guardo a ovest, le famose linee verde, blu e azzurra, sento la voce di Joan Baez che arriva da un furgoncino, seguita da un vichingo hippy con i capelli lunghi e grigi. Mi viene incontro, scalzo, ovviamente, mi dà la mano, io ho le lacrime agli occhi. Mi chiede se mi piace, sì, che mi piace, sto piangendo dall'emozione... Mi dice di averla vista al Cambridge Folk Festival due settimane fa e io mi commuovo ancora di più mentre gli racconto del concerto all'Arena di Milano del '70, quando ci sono andata con mio papà. Ho l'ellepì, a casa. Ci mettiamo a parlare della guerra del Vietnam, di Bob Dylan, dei sogni, del tempo, dei nostri itinerari, dell'oceano. Poi il sole diventa rossissimo, mai visto un sole così rosso, e se ne va giù, dietro la mia ultima sera di confine. Saluto il gigante capellone, raccolgo tutti i brandelli del mio cuore sparsi sull'erba, e via. Deep in my heart, I do believe, we shall overcome, some day.
Bicocca
giovedì 13 agosto 2015
Screenshot # 07 - Joan Baez
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