Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano

giovedì 13 marzo 2014

Hanno tirato giù la "clèr"

Mi ha intristito passare davanti alla palestra Contourella, icona della forma fisica anni '80,  e vedere la saracinesca abbassata e un cartello meschino, scritto a mano, che comunica gli orari in cui si possono ritirare i propri effetti personali rimasti negli armadietti. 
Mi ha lasciato un po' di amarezza ma anche di rabbia, pensando agli istruttori che hanno perso il posto (molti, ingenuamente, avevano accettato di lavorarci dopo la chiusura dell'altra sede per sfratto e insolvenza, alla fine dello scorso anno); e per chi altrettanto ingenuamente si era iscritto la settimana precedente immaginando un corpo snello prima dell'estate, a prezzi stracciati. 
Mi ha straniato, ma forse nemmeno tanto, vedere smontato a pezzi un luogo che appartiene al mio scenario di una vita intera. Quante volte ho guardato in su dall'altra parte della strada, sorridendo di ragazze saltellanti e rigenerate, con la musica che rimbombava in strada... Enormi finestroni e corpi asciutti in movimento, immagine di vitalità, di energia, di normalità. Ma anche donne mature e ricostruite, cotonate e nullafacenti, che al mattino si inventavano un ruolo, un obiettivo, un senso, mentre io correvo al lavoro, con i minuti contati. 
Poco a poco chiude tutto, qui, nel quartiere. Si dirà che molto di ciò che chiude era espressione di una società che viveva di superfluo e di consumi, che per muoversi un po' è sufficiente farsi una corsa nello smog sotto casa o un giro in bicicletta. Si dirà che la latteria dove andava sempre anche mia nonna non vendeva più nulla, nemmeno i biscotti (vecchi) e la mozzarella a bagno nel latticello giallognolo. O che il negozio di pellicce, che per giunta ora non sono più di moda, non aveva alcuna ragione di esporre in vetrina quattro visoni morti. E il parrucchiere per signora? A soli quarant'anni il bravo coiffeur ha avuto un infarto e poi non lavorara più... I cinesi, a cento metri, fanno la piega a 8 euro, lui ne voleva 25. 
Non ha resistito, ovviamente, il negozio di sigarette elettroniche, ma quello era un bluff, non c'è da stupirsi. E nemmeno quello di camicie da uomo con il colletto bicolore (oddio!!), che aveva sostituito una banca e che è sfitto ormai da un anno. Una "luce" l'ha presa un'agenzia che procura badanti, con tanto di convenzione con la Regione, figuriamoci! 
O il grande negozio di abbigliamento sportivo, sotto il Contourella: a chi venderebbe più 
i body per l'aerobica? (ma non si dice più aerobica: yogaflex, posturial gym, total body, zumba, GAG... GAG??) 
I vestiti per bambini, quelli sì, che tirano. Chiusa una boutique, ne ha già aperta un'altra, la zona è promettente. Hanno tutte quei nomi assurdi, Favole per gioco, Il mondo di Mimì, Mastro Geppetto, Trenino dei sogni, Bimberia... Al posto di un'oreficeria c'è una "Bottega del bianco", pasta fatta in casa e sughi, sempre vuota. Ha chiuso anche la cartoleria, dai prezzi esorbitanti, dove compravo i rotolini per la Dymo (presente? quelli per scrivere le etichette con le letterine impresse...). Sembra invece che funzionino un centro di bellezza che applica unghie finte (sempre gestito da cinesi) e, bene o male i ristoranti, soprattutto quelli Asian/Fusion/Sushi/Thai. Anche il tabacchino all'angolo dell'isolato accanto, l'ha fatta finita, dopo anni di clientela un po' al limite del gusto e anche del lecito.
Qualcosa dentro di me dice che non poteva durare, 'sto modo di intendere la vita. Poi penso che se le fabbriche chiudono, che fine fa chi ci lavorava? E se la gente è "in cassa", in palestra non ci va, e le cravatte non servono più, anche se di marca. E nemmeno i gioielli etnici confezionati dalle donne buttate fuori a calci dalle aziende e che si sono riciclate in società con l'amica. Persino i bigliettini appesi alla cancellata della scuola, "baby sitter italiana referenziata" (con tanto di striscetta da strappare), sono spariti. Ce n'è uno divertente, di un "Baldo giovane offresi per curare i bambini, tutti i pomeriggi e anche la sera, provatemi!", lì da solo, che invecchia dentro una cartelletta di plastica, strattonata dalle intemperie. Di fronte, stanno tirando su una casa nuova, che schiumeggia sulle macerie di un edificio popolare di inizio Novecento, che era bellissimo. Non ci sarà più il negozio di accessori per auto del piano strada (insegna gialla con scritta nera, ci ho comprato un sacco di roba, dalla batteria alle catene da neve!). Al Contourella cambieranno la destinazione d'uso.
La crisi è come il fuoco, purifica. Poi riscresce qualcos'altro, qualcuno che ci prova, approfittando dell'affitto conveniente. Se pensiamo che il Bomba sia l'ultima spiaggia, siam messi davvero male.

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