Bicocca

Bicocca
Fausto Melotti, La sequenza, Milano

lunedì 9 maggio 2016

Finzioni analgesiche

Vabbè, a me l'Hangar Bicocca fa sempre l'"effetto estero". Infatti ci vado per fingere un viaggio risolutore della nausea esistenziale (ma figuriamoci!), per bere un caffè schifoso nel bar di design (a proposito, nel menù di mezzogiorno "per uffici" si legge: "primo H20 contorno caffè euro 10": ma porca puttana... H2O!! ma qualcuno dica qualcosa!) e per ciondolare con la macchina fotografica. Ci vado di domenica, alle due del pomeriggio, quando ci sono solo stranieri che piluccano avanzi di spuntini al salmone e poi si perdono chiacchierando fra esposizioni obiettivamente balenghe. Ci vado quando il cielo lattiginoso di Milano sembra quello di Berlino e invece affligge solo i casermoni di un quartiere che non finisce di convincermi, nonostante l'università e le vecchie fabbriche ristrutturate, con i mattoni al vivo e le scuole di ballo dentro. A parte che mi piacerebbe abitarci, in quei loft... con cortilone interno grande, tetti a dente di sega e lucernari in ferro battuto. Insomma, anche il mal di testa peggiore si fa da parte, per un'ora. Consigliato, come si dice nelle guide turistiche.


Eric Bunge-Mimi Hoang, Roof

El Equipo de Mazzanti, A limit-less Wall
M.G. Grasso Cannizzo, Acchiappasogni
Rural Studio, Sharing 
Carsten Höller, Doubt
Carsten Höller, Double Sphere
Osgemeos, Efêmero



1 commento:

  1. Bello l'Hangar Bicocca. Anzi, l'Hangar Albicocca, come lo chiamava Samir due estati fa, quando ce l'ho portato in un torrido giorno di fine luglio per spezzare la noia di un'estate a casa.

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