Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano

martedì 17 maggio 2016

La Callas in ciabatte

Tutto è cominciato una settimana fa. Mi ha telefonato la proprietaria di un appartamento del piano di sopra, affittato a due giovani studentesse di filosofia, chiedendomi informazioni sul sig. Rossi, che vive esattamente sotto le ragazze. Sembra che il mio vicino ascolti musica lirica fino a notte fonda e a volume altissimo, impedendo il riposo alle due assetate di cultura. Onestamente, io non ho mai sentito nulla, tanto meno nottetempo. Cioè, qualche volta, passando sul ballatoio, ammetto di aver sorriso alla voce della Callas, ma roba minima, e di giorno.
Da allora la vicenda procede su strade ansiose. La proprietaria inizia a telefonare a destra e a manca ai vicini, che cadono dalle nuvole. In ascensore fra noi se ne parla, ma il problema di questi tempi è l'assemblea in cui si deciderà il rifacimento della facciata, altro che la lirica del Rossi. Bisogna raccogliere le firme per le deleghe, chissenefrega della Madama Butterfly. 

Quando l'ho conosciuto, vent'anni fa, il Rossi aveva un bel lavoro e la ventiquattrore in mano, chiacchieravamo spesso dei miei fiori e del suo gatto sulla porta di casa, soprattutto nelle calde serate estive. Vabbè, poi è andata così. Esaurimento nervoso (ora si chiama burn out), delusione d'amore, sembra, solitudine. Diciamo che si è lasciato un po' andare. Non esce più, lo incontro raramente. 

L'altro giorno le studentesse del piano di sopra gli hanno appiccicato alla porta un cartello pieno di errori di grammatica con cui lo invitavano a non disturbare il loro sonno. La firma, "Alcuni condomini", era astiosa e vergognosamente anonima.

Il signor Rossi è venuto a mostrarmi l'avvertimento, offeso e scandalizzato. Con molto garbo gli ho consigliato l'uso delle cuffie, ma non mi è parso convinto.
Per farla breve, stanotte la luce della ragione l'ha abbandonato. Psicofarmaci più alcol hanno scatenato la stizza per il torto ricevuto, è salito al piano di sopra per parlare con le "filosofe" e si è messo a gridare troie di merda e le studentesse analfabete hanno chiamato i carabinieri e poi l'hanno portato via e poi e poi...

E poi il signor Rossi, che ha un paio d'anni più di me, è venuto a dirmi che sì, le filosofe hanno chiamato i carabinieri, ma lui non si ricorda bene cos'è successo. E io ho visto tutto la tristezza del mondo nel suo sguardo perso e sporco, nelle sue ciabatte sgangherate, nel suo vuoto d'anima.

E ho visto tutta l'arroganza e la pochezza del mondo schiacciate di corsa nelle valigie delle filosofe, che stamani alle 5 sono scappate via, e nella voce concitata della proprietaria che non si capacita del "muro omertoso" che noi vicini abbiamo eretto intorno a questo uomo "squilibrato, fuori di testa, che insulta e urla".

Sì, perché nessuno di noi, obiettivamente, vorrebbe lasciare il signor Rossi in bocca ai suoi fantasmi, proprio adesso che rifaremo la facciata.
E in questo ho visto tutto il bene del mondo.




2 commenti:

  1. Meno male che ci sono persone di buonsenso tra i tuoi vicini, povero signor Rossi.

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  2. Le persone di buon senso sembrano poche perché fanno meno rumore. E il signor Gatti è tornato nel suo buco, con o senza Callas. Però sa che siamo tutti con lui. E' una bella cosa.

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