Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano

martedì 31 dicembre 2013

Motivi personali per andare a Parigi

Il confessionale di ogni blogger serve anche a purgare le proprie colpe. O presunte tali. Allora: visto che la meno di continuo a tutti che la vita è breve e voglio vedere sempre posti nuovi, qui intendo spiegare - in forma di elenco - perché torno sempre nella città più bella del mondo. Ammesso che questa sia una colpa e non solo una sana contraddizione.

Alcuni motivi per cui cerco di andare a Parigi almeno ogni due anni (o anche di più, ma non sempre ci riesco):

- per la luce  
- per le luci
- per sentire l'odore di ferro e binari e banchina e aria pesante della metropolitana
- per vedere le piastrelle bianche delle stazioni della metropolitana e anche le pubblicità concave sui muri che promuovono spettacoli teatrali e/o musicali; e quasi mai telefonini
- per maledire le decine di rampe di scale della metropolitana
- per fermarmi ad ascoltare chi suona nella metropolitana 
- per sentire le conversazioni al cellulare dei passeggeri in metropolitana, soprattutto quelle in arabo o africano che ogni tanto dicono una frase in francese (e capisco solo quella, per esempio "Ah oué d'accord").
- per dire ogni volta che prendo la metropolitana che la metropolitana a Parigi passa ogni 3 minuti e a Milano ogni 20 e che è una vergogna
- per controllare che alcune cose siano ancora così com'erano la volta prima
- per incazzarmi perché hanno chiuso quel posto della volta prima per far spazio a un negozio di vestiti di merda che nessuno compra
- per mangiare le cozze di Léon, anche se Léon ha ristoranti in tutta la Francia e le cozze sono le stesse ovunque
- per mangiare i fallafel dell'As du Fallafel e poi vomitarmeli in bocca per 24 ore
- per fare le foto, quasi sempre le stesse e alle stesse cose e poi ricordarmi che le avevo già scattate identiche due anni prima e quattro anni prima e sei anni prima, però stavolta sono venute meglio e l'angolazione era migliore e anche la luce (ma figuriamoci..!)
- per visitare un cimitero a scelta ogni due anni e star lì davanti alla tomba di uno famoso a scelta che mi ha segnato l'esistenza
- per entrare a Notre Dame e fare sempre lo stesso pensiero, perlopiù malinconico, le ultime volte proprio triste
- per salire "au sommet" della Tour Eiffel e fare sempre lo stesso pensiero ("ohhhhh!!!!")
- per guardare la Tour Eiffel dal Trocadero e pensare che mi sembra enorme
- per guardare la Tour Eiffel da sotto e pensare che è davvero enorme (e che ci sono troppi cinesi)
- per comprare una fetta di flan gigantesca e mangiarla per strada, sporcandomi le mani
- per guardare le vetrine delle librerie
- per fissare i copricapi colorati delle donne di colore ad Abbesses (e in Blv Rochechouard) e sentirmi in Africa per cinque minuti
- per scegliere cosa non vedere, questa volta... e pazienza (e soffrire: e se poi fra due anni non torno?)
- per camminare con gli occhi in su sbirciando i soffitti a trave delle case e invidiare di brutto quelli che ci vivono, che poi mica è vero che son per forza felici; e però...
- per dire che Parigi è il mio analista che mi mette a posto senza farmi domande inopportune e a minor prezzo
- per mettermi a posto
- per guardare la tv francese, soprattutto i canali di televendita e le boiate tipo varietà con cantanti improbabili e presentatori brutti e francesissimi
- per vedere la cupola delle Galeries Lafayette, che soprattutto a Natale è proprio bella: dio, che meraviglia!
- per parlare in francese con la gente, così ogni tanto qualcuno mi fa i complimenti perché parlo francese
- per andare nella piazza più bella del mondo e stare lì in silenzio e pensare che bello sarebbe aprire le finestre e affacciarsi in Place des Vosges (e questa non la salto mai)
- per vedere il Blv Saint-Michel e dire che è troppo commerciale, ormai... e dirlo da vent'anni
- per dire che il Quartier Latin è una fogna per turisti tristi
- per lamentarmi che i parigini sono stronzi e corrono sempre e spingono (che cazzo spingi?)
- per lamentarmi perché anche i milanesi sono stronzi e corrono sempre e spingono e Milano non è Parigi
- per comprare minchiate di porcellana bianca o altre cose da cucina inutili e mediamente costose nel negozio La Vassaillerie di rue de Rennes
- per fare la spesa al mercato di Blv  Richard Lenoir, e avventarmi soprattutto su formaggi puzzolenti che spesso non mi piacciono neanche e tanfano nel frigo; ma anche per comprare le spezie e le mandorle salate da mangiare per strada, le mandorle, intendo
- per sporgermi dai ponti per vedere la Senna marroncina e le chiatte piene di sabbia che passano sotto di me e fotografarle e ripetere sempre "La Seine a de la chance, elle n'a pas de soucies... ecc.", che noia
- per constatare che ogni volta che ci vado c'è più sporcizia per strada e che non è giusto
- per constatare che ogni volta che ci vado ci sono più clochard per strada e che a maggior ragione non è giusto
- per perdere tempo ciondolando senza motivo in posti sconosciuti ai turisti, sia tristi sia felici
- per vantarmi con me stessa e con "le monde entier" che ormai giro senza cartina, quindi è casa mia
- per continuare a credere che in un'altra vita ho abitato qui 
- per continuare a sperare di venire a morire qui, come un elefante
- per essere certa che esisto ancora e che quindi ci torno fra due anni: è inutile piangere in stazione prima di salire sul treno per Milano e anche sul treno.

Ecco. Ce ne sono molti altri, ma ho rispetto del lettore, se c'è.


4 commenti:

  1. In effetti se potessi anche io vorrei andare a Parigi ogni due anni, almeno. O anche molto di più. E anche non solo lì. E insomma, andare. Uff.

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  2. Io la considero una medicina. Tipo ionoforesi o ultrasuoni, hai presente...
    I benefici si protraggono per qualche settimana.

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  3. Non c'è un punto, uno solo che non condivida. Parigi, è un luogo dell'anima.

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  4. Ne infilerei altri cento, di punti, ma il senso è quello. Sì, esatto, è un luogo dell'anima. E per questo, fortunatamente, è dentro me e non fuori.

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