Chi vede (l'isola di) Ouessant vede il suo sangue.
Perché il mare tempestoso la avvolge e la sfida, con il suo urlo nero.
Ouessant è la mia fissazione. L'isola spazzata dal vento, esposta, sola, tenace, lontana. Irraggiungibile in inverno, poco raggiungibile in estate. Quella che fa la preziosa. Che ci vuole il bel tempo, che ci vuole il mare calmo, che ci vuole il giorno giusto, che ci vuole l'intenzione, che ci vuole pazienza. Che desidero da sempre e non ce l'ho mai. La più a ovest.
E finalmente due ore di traghetto, e poi lei è lì, distesa, bellissima, con il suo cielo a tratti imbronciato, a tratti dello stesso blu dell'oceano. L'ho accarezzata tutta, come una tartaruga che dorme, come i desideri realizzati, come l'anima calma.
È il posto più bello del mondo. No, forse l'ho già detto di molti altri posti. Invece sì, è il posto più bello del mondo. Va bene, è uno dei posti più belli del mondo.
Ouessant è silenziosa. Fra poco le bufere atlantiche la zittiranno davvero e i suoi 800 abitanti ascolteranno solo il fragore delle onde e del vento, come i suoi tanti fari. Un rantolo terrificante accompagnerà i suoi marinai, che escono ogni giorno in quel grigio cupo e violento, che ti fa sentire un niente. E quasi sempre ti chiedi se mai tornerai.
Ho dato retta per un giorno al desiderio assurdo di vivere qui, al riparo dalla ragione. Un giorno di gioia assoluta, io ben distante da me stessa e lei, così vivificante. Aria da respirare. Vorrei vedere il mio sangue, per davvero.
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