Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano

martedì 24 gennaio 2017

Eterno riposo


A me i cimiteri piacciono. Incontro le storie del mondo, riconosco le vite dal colore di una pietra, dalle parole scolpite, dalle geometrie. Non provo tristezza. È come leggere un milione di libri. Inizio e fine di ciascuno. Di cimiteri ne ho visti veramente tanti.
In un'isola in Irlanda, accerchiata dalla marea, tombe scoperte e ossa antiche che sbucano ovunque. A Parigi, dove riposa il pensiero. In Spagna, con 
strane composizioni di fiori, un po' parossistiche.
I cimiteri ebraici di mezza Europa, spesso con le lapidi sprofondate, spezzate
e abbandonate, con i loro sassolini affettuosi. In Val d'Aosta, con le croci di legno a forma di baita, con balcone e vasi di fiori. E poi i cimiteri anglosassoni, prati di pace.
E quelli militari. E quelli di guerra, dolorosi. Piccoli o sterminati. Popolati da corvi, enormi e spettrali. Bui. Oppure luminosi, a picco sul mare, lo sguardo a Occidente.
Ho centinaia di foto, discrete e rubate, oppure pensate. Un paio di giorni fa sono stata al Monumentale di Milano. La visita era organizzata da una giovane guida appassionata di arte funeraria e prevedeva un percorso a metà fra il misterioso e l'inaspettato, dall'imbrunire.
È stato solo un primo assaggio di uno sconfinato universo immobile. Come si dice in questo casi: da rivedere.






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