Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano

sabato 3 settembre 2016

Deutschland über Alles # 04 - Berlino

L'immagine più viva che conservavo di Berlino (1988, durante un viaggio particolare, diciamo "di scoperta") era quella di una pasticceria dell'Est, con due (due!) torte spessissime e obiettivamente tristi, esposte in vetrina su un banco a gradoni di legno. E poi i buchi fra le case: casa, casa, casa, buco, casa, buco, casa, buco... ogni tanto un edificio, probabilmente distrutto da un bombardamento, non era stato ricostruito. E molte donne sole, spesso anziane. E il muro, certo. Ho anche la foto che mi ritrae con J., abbastanza (ma abbastanza) vicini, davanti a un tratto di muro colorato, quindi sul lato Ovest.
E la fermata della metropolitana "saltata".
Poi basta. 

Ci sono tornata, dopo troppo tempo e troppe cose. 

Ovviamente le pasticcerie adesso sono tutte belle, la metropolitana ferma in tutte le stazioni e le case le hanno ricostruite. Non tutte, quelle.
Berlino è un cantiere, da vent'anni. Non c'è marciapiede, isolato, strada, incrocio, parco, edificio che non sia spalancato e non sia in ristrutturazione/costruzione. 
Una città sventrata, intesa a cancellare, rifare, riprogettare, cambiare (soprattutto).

La prima passeggiata, iniziata con il cielo bianco sopra Berlino, mi ha scoraggiata. Fra transenne, ruspe e turisti che non guardano la Porta di Brandeburgo ma il cellulare proteso davanti a sé e la mercificazione di ogni segno del passato ma anche del presente e del futuro, mi è apparsa una visione alterata della metropoli, che per tallonare la sua nuova fama di "place to be", mi pare comunque in affanno. Tutto è solo parzialmente accessibile, causa restauro o rinnovamento o soppressione. 

Ecco, secondo me l'idea di conciliare gli errori di un tempo (dalla questione ebraica alla DDR) con le aspirazioni di oggi a suon di luoghi commemorativi (centinaia di memoriali per significare ogni lutto di ogni categoria di persone) e calcestruzzo, è straniante.

Ovviamente Est ed Ovest sono tutt'uno, fisicamente e in buona parte anche culturalmente e filosoficamente e mentalmente e ogni -mente. Il cemento funzionalista resiste in qualche posto, più per scelta economica che urbanistica. A volte si ha l'impressione che il palazzone stia per crollare, talmente è storto... Dove possibile, le ruspe sono ancora in azione. 

Il muro, per esempio, adesso è una specie di traccia per terra, salvo pochi metri lasciati in piedi per motivi vari, principalmente turistici.  
Le cose da vedere ho cercato di vederle, dall'infantile ascesa sulla Torre della Televisione alla Porta di Ishtar (l'Altare di Pergamo era in fase di trasferimento ad altra sala..). 

Mi sono concentrata sulle persone e sul loro modo di muoversi. Gli impiegati, gli studenti, gli operai appesi ai ponteggi, le commesse, le ragazze (vanno molto i capelli color fucsia). Dalla periferia ogni giorno ho raggiunto il centro con la mia bicicletta portata da casa, caricandola sul treno. Sembrava un rottame rispetto alle altre. Sulla carrozza apposita (eh...) ho osservato gli ingegneri con il pc e il caschetto protettivo, la bici sotto il braccio di corsa per le scale della metropolitana (anche se ci sono gli ascensori, garantisco!); c'è qualche famiglia di immigrati, perlopiù siriani (ma pochi, se è vero che la Germania ne ha accolti più di un milione), e ci sono molti ragazzi. Dicono che i berlinesi siano già stufi di questa trasformazione radicale modaiola e in nome di art&design&wathever. Tutti 'sti ggiovani che hanno hanno fatto lievitare gli affitti e vivono di giorno e di notte e creano e studiano e connotano... Solita storia. Della serie "Venezia è bella ma non ci vivrei", Berlino è viva ma non ci morirei.

Ho portato a casa con me:

 - Karl-Marx-Allee, per l'architettura (eh sì!), il respiro, il progetto e l'armonia. E anche per il Festival della Birra che vi si tiene una volta all'anno, della birra me ne frego perché non la bevo, ma il contorno è indimenticabile.
- Un incrocio di strade dietro la Sinagoga Nuova, dove non ho visto un solo turista ma mamme con passeggini, gallerie d'arte, studenti, un teatro in attesa di un futuro. Seduta a un tavolino di una pasticceria (neanche troppo elegante), mi sono concessa per 2 euro e 50 una fetta di torta e un caffè incredibile, sul marciapiede di un mondo normale.
- Alexander Platz: sconclusionata e immensa, c'è tutta la contraddizione che serve a non sentirsi in colpa per nulla.
- Molta arte da molti musei.
- Molte foto.
- I tubi colorati e labirintici per scaricare l'acqua della faglia su cui galleggia la città.
- Il piacere di girare in bicicletta senza pericolo di morire; nel meraviglioso, straordinario, invidiabile, giusto e rassicurante rispetto delle regole. Tutte. Non solo quelle stradali. 
- Il cielo azzurro sopra Berlino dell'ultimo giorno.
- Una certa spensieratezza.










   











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