Le procedure sono sempre più complesse: occorre rifare un documento, produrre un'altra copia, aggiornare uno stato, cambiare i nomi di chi firma, tornare al consolato, tornare a farsi analizzare, giudicare, consigliare, rapinare ecc. Ma poi finalmente è tutto pronto e ballano sempre solo quei cinque giorni lì, prendere o lasciare. Subito, in fretta, all'improvviso, partire, prenotare, l'interprete, l'aereo, il viaggio. "La valigia!", mi dice il candidato padre, tutto ansioso. E io, stupida: "Che vuoi che sia, una valigia? Sbatti dentro due magliette...". Eh no. Intanto i giorni saranno tanti (un mese?) e poi, in valigia, ci vanno anche i vestiti di Giorgio. Perché Giorgio, questa volta (e metto tra parentesi uno scaramantico "se tutto va bene, ma andrà bene"), torna con i genitori, non più candidati, ma genitori veri. Insomma, forse davvero ci siamo. Ho chiesto relazioni minime e esclusivamente di genere organizzativo, ogni emozione è rimandata, adesso non si può.
Intanto Giorgio aspetta. Chissà se in questi mesi ci ha pensato mai, a quei due là. Che gli han detto "torniamo" ma non si sono più visti. Chissà se le foto che gli hanno mandato le ha ricevute o se sono finite in un cassetto; in fondo, meglio non illudere. "La vita è un cimitero di illusioni, Marilla", diceva Anna dai capelli rossi. Che questa volta ci sorprenda?
Be', sei proprio una mamma in attesa e, come dico alle mamme in attesa, andra' tutto bene, signora.
RispondiElimina:-)
ml
Non sono io la mamma, io sono un'amica del candidato padre. Io racconto solo la storia. Ma sono sicura che andrà tutto bene. Grazie per le tue parole... B.
RispondiEliminaL'ho capito dopo :-)
RispondiEliminaBe' le parole girale alla mamma, se vuoi
ml