Finisco anche a Troyes. Come Chrétien (de), quello di Lancillotto. A mezzogiorno e mezzo, ora sbagliata, passeggio fra le molte case a graticcio risparmiate dalla storia. La cittadina è graziosa, sembra di piombare all'improvviso nel Medioevo. I tetti nella minuscola Rouelle des Chats quasi si toccano, lassù in alto.
In centro, nella place Alexandre Israël, sento un applauso provenire dal municipio. Penso a un matrimonio e sbircio nell'obiettivo della macchina fotografica per scovare la sposa e bermi un po' della sua gioia, in barba alla luce accecante. Mi viene incontro una signora bionda in bicicletta, che si scusa per essere entrata nell'inquadratura con prepotenza: è ovviamente "desolée". Per farsi perdonare, mi costringe a salire al terzo piano della casa del Duecento, dalle pareti storte, dove ha sede il suo ufficio, in una banca. Mi arrampico e la seguo, e poi mi affaccio alla finestra promessa. Due scatti, per non sbagliare.
La signora dice che è la prima volta che permette a qualcuno di catturare una fotografia "unique". Mi parla di un ministro che è stato sindaco di Troyes, tutta gonfia di orgoglio e sostiene che i giornalisti affollano spesso la piazza, quando il politico è di passaggio, ma lei non li fa entrare, è gelosa della sua vista sulla piazza. Sinceramente della fotografia al municipio non me ne importa niente, anche se è "unica". Ma la signora è sorridente, entusiata; mi è parso che ci tenesse. Allora gliela pubblico, 'sta foto. Se l'è meritata.
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