Ho lasciato drenare il mio dolore e il mio sgomento per qualche ora. Lo sapevo. L'ho vista, fragile, esposta alle sue colpe, che sono anche le nostre. Da due giorni la sogno, bellissima come sempre, accogliente, ricca, sofisticata ma umile, stracciona ma elegante, giovane e vecchissima, immobile e vivace, colta e un po' tarocca, illuminata e un po' sporca, silente e scoppiettante, sfrontata e col cuore in gola. Lì c'è il mio cuore, lì la mia salvezza. Lì c'è la mia cura, lì la colla che ripara la mia anima a brandelli, quando serve. Lì c'è la mia vita immaginata, lì la mia proiezione. E spero ancora, infine, sempre, il mio ultimo futuro.
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