Bicocca

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Fausto Melotti, La sequenza, Milano

sabato 14 febbraio 2015

Il mio grand jeté entrelacé

Valentina è bella. Ha dodici anni, gli occhi azzurri, i capelli lunghi e chiari, le unghie mangiucchiate con lo smalto e i brillantini. Ha un problema con i calcoli, tutti i calcoli,
anche i più facili. E anche con le figure geometriche. Ha difficoltà di astrazione, dicono. Fatica anche un po' a leggere, le piace molto di più ascoltare, ma io non cedo. Pretendo che legga a voce alta, anche in inglese, anche il capitolo di scienze sull'apparato circolatorio ed esigo che impari tutti i termini. Valentina ha un sorriso contagioso, un'allegria innata, una curiosità ingenua e travolgente. Passiamo molti pomeriggi insieme, cercando di dare una forma alle radici quadrate, un guizzo ai trapezi e alle loro aree, un colore alle regole delle potenze. La sua pigrizia si declina meticolosamente, un passaggio dopo l'altro delle espressioni inutili e complesse, nulla di ludico nelle approssimazioni a meno di un centesimo ("Ma a cosa servono?", mi chiede... e chi lo sa... io non ho mai approssimato niente al centesimo, nella mia vita). Le piacciono molto gli One Direction, spera di incontrarli, un giorno. Ma la sua vera passione è il ballo. Balla sempre, ci pensa continuamente, mi informa dei suoi progressi, mi mostra le sue punte nuove, mi racconta le coreografie. Quando si stanca o si stufa (cioè quasi sempre, dopo la forca della geometria), arrivano i verbi, in tutte le lingue possibili, a passo di danza. Arabesque: blow, blew, blown. Cambré: Je bois, tu bois, il boit, nous buvons, vous buvez, il boivent. Tendu: che io perdessi, che tu perdessi, che egli perdesse...  Con lei ho imparato a interpretare il mondo osservandolo da prospettive diverse, ho visto molta gioia e una responsabilità inaspettata, una ragazzina serissima e quadrata, che da tre anni gira da sola con i mezzi per la città, con la sua borsetta rosa, che dice che i suoi compagni a volte non sono gentili (!!), che non si lascia mai scappare una parolaccia, mai una cattiveria, solo sogni e desideri e sbuffi matematici. Mi ha conquistato settimana dopo settimana, con la sua determinata svogliatezza, i suoi stupori, la sua inconsapevolezza leggerissima, la sua espressione interrogativa quando per spiegarle le frazioni uso un modo di dire che non conosce (e ne non ne conosce quasi nessuno, Alice in Wonderland). Un giorno mi domanda se abbia mai fumato... sigarette; e canne? Io tentenno e così mi guarda con la sua aria ingenuamente sconcertata. "Ma hai mai fatto qualcosa di interessante?". Le correggo l'aggettivo in "trasgressivo", ma poi anch'io mi incarto. Cosa c'è stato di trasgressivo, nella mia vita?
Mi mette in difficoltà. Come quando  sentenzia, sulle punte:  "Tu spendi poco: hai sempre le stesse scarpe, gli stessi vestiti, gli stessi orecchini. Cosa ti compri per te, per essere felice?". Pas de bourré suivi, tombé, relevé... è questa la felicità, mi spiega. Vero.



Scarpette rosa

2 commenti:

  1. Mi hai fatto commuovere...giusto, niente (o quasi) di trasgressivo e pure niente per noi, scarpe, vestiti, gioielli, parrucchieri, massaggi, che so, le frivolezze. In questo niente è stata Valentina a saper guardare, a saper trovare. Lei, nelle sue difficoltà, ha avuto la fortuna di incontrare te. E tu....anche?
    anurca

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