Il signor D. è un cretino. Quando si parla di futuro, bisogna stare attenti.
Il futuro di chi? Il signor D. è in età avanzata, il suo futuro ha già un contorno. Forse per questo non sta attento a quello che dice. Il signor D. non ha figli suoi, ma "aiuta" i figli di sua moglie, che sono in età matura, e che hanno figli; e questi figli e figliocci e nipoti non avrebbero nemmeno un presente se il signor D. non li mantenesse. Quindi al signor D. il loro futuro dovrebbe interessare. Comunque, il futuro di questo Paese, oggi, non è un un pensiero bello. L'Electrolux vuole chiudere le quattro fabbriche in Italia (notizia di due giorni fa) ed è l'ultima, in ordine di tempo, della serie infinita di aziende ricche e famose che lasciano nella merda migliaia di persone. Forse il signor D., ieri mattina, quando parlava di futuro, non aveva ancora sentito dei sei milioni di disoccupati che non sanno da che parte voltarsi per comprare la carne o per pagare le spese del condominio.
Forse il signor D., quando dice che "conosce un sacco di giovani che si sono sistemati bene in Italia", e che "la buriana sta passando", non conosce invece i 232 ricercatori di una famosa azienda di telecomunicazioni, che dopo sei mesi non si sono ancora "sistemati", né bene né male. Il signor D. dice che i figli di sua moglie "sono delle merde, mentalmente o psicologicamente". Fra quei 232 ricercatori non ci sono merde, lo so per certo. Ci sarà qualcuno meno brillante, qualcuno meno sgobbone, ma non ci sono delle merde. Il signor D. dovrebbe sapere che alcuni di loro hanno tolto i figli dalla scuola a tempo pieno perché non avevano più i soldi per pagare la mensa. Il signor D. non sa che avrebbero potuto essere 233, ma uno di loro è morto di infarto, a 51 anni. Dopo due anni di lotte, scioperi, presidi, manifestazioni, una notte il suo cuore è andato a riposarsi. Bam. Fermo. Per sempre. Neanche i suoi ragazzi sono delle merde, sono orfani, ma non sono delle merde.
Il signor D. dice che non bisogna mandare i figli all'estero, perché le "cose vanno cambiate dall'interno".
Il signor D. non capisce la metafora della madre eritrea che, per salvare i figli che voleva portare al sicuro in Europa, quando il barcone brucia e tutti finiscono in mare, li solleva fuori dall'acqua, e lei va a fondo. E dopo vanno a fondo anche i figli, se qualcuno non li prende.
Il signor D. non misura le parole, perché non ha figli suoi, mi è stato detto.
Ma io conosco anche gente che non ha figli suoi e si offre di stringere le braccia di quelli ancora a galla, e magari li porta a riva.
Il signor D. è un cretino e io a volte sono stanca e stufa di ascoltare le opinioni dei cretini. Mi offendo (ancora!), mi indigno, prevale il peggio di me.
Forse non è mandando i figli all'estero che li si salva, forse le cose cambieranno, forse finalmente Berlusconi morirà, forse investiremo sulla cultura, forse useremo i soldi delle spese militari per creare lavoro, forse il merito diventerà l'unica discriminante, forse conquisteremo anche noi la nostra primavera, forse la buriana passerà. Aspetto da così tanto tempo che, quando parlo di futuro, chissà perché sono certa che non sia qua.
E quando parla il signor D., devo imparare a guardare fuori dalla finestra e aspettare che finisca, proprio come la buriana.
Bicocca
domenica 27 ottobre 2013
giovedì 24 ottobre 2013
Bitmap # Proiezioni/01
Come ci perpeciscono gli altri? E, soprattutto, quanto di intenzionale
c'è nell'immagine che proiettiamo di noi? Sembriamo soltanto o siamo davvero? Che cosa ne sanno gli altri di noi? O che cosa lasciamo che sappiano? E la visione è volutamente distorta in quanto speculare?
c'è nell'immagine che proiettiamo di noi? Sembriamo soltanto o siamo davvero? Che cosa ne sanno gli altri di noi? O che cosa lasciamo che sappiano? E la visione è volutamente distorta in quanto speculare?
domenica 20 ottobre 2013
No brain no pain
Per un ripassino sulle funzionalità e sulle misteriose applicazioni del cervello, in caso di maltempo autunnale o di un'incipiente attacco di noia, si può visitare la mostra "Brain. Il cervello: istruzioni per l’uso" (www.mostrabrain.it), al Museo Civico di Storia Naturale, a Milano. Premesso che l'allestimento è opera di un imbecille (i pannelli con le scritte bianche su fondo salvia invitano all'uscita immediatamente, soprattutto perché si tratta dei termini più importanti, essenziali alla comprensione; per tacere delle decine di refusi...), i contenuti non sono male. Cioè, capendo poco o nulla di neuroscienze, questa infarinatura leggiadra su come funziona la materia grigia intrattiene l'astante per un'oretta, distribuendo anche un po' di conoscenza. E qualche stupore. Per esempio si impara qualcosa sui meccanismi neuronali che sono alla base della memoria o sulle risposte emotive a precise sollecitazioni. La ricerca lascia sperare che in futuro si riesca a comunicare col pensiero, per chi ne ha bisogno. Alla fine ci si può cimentare nello "Star tracing": si dovrebbe ricalcare il contorno di una stella guardando la propria mano riflessa in uno specchio, utilizzando la memoria procedurale. E lì, la mia connessione neuronale si è interrotta. Umiliante è dire poco. Come dice il proverbio, non capirlo sarebbe stato meglio.
sabato 5 ottobre 2013
martedì 1 ottobre 2013
Il mare rende tutto
Così si dice quando troviamo qualcosa di perso che abbiamo cercato a lungo, ovunque. E che importa se il mare rende 13 poveri cristi morti o 13 mila, anno dopo anno, onda su onda, come dice la canzone. Eppure c'è qualcuno, ancora, e perbene, che corre, tira fuori dall'acqua quelli che il mare ha restituito ancora vivi, li aiuta a respirare, regala loro una camicia, una mano, sulla spiaggia "di Montalbano" (ah beh, allora...). E poi li ributta triste nel mare di quello che resta della loro vita. Alcuni dei resi sono piccolissimi, speriamo non se ne ricordino.
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