Dieci giorni fa ho conosciuto Kevin. Ha 11 anni, vive a Brusson, in Val d'Ayas. Aveva in mano una vipera di legno snodabile, che sembrava proprio una vipera e infatti si era avvicinato a me facendola zigzagare fra le mie gambe, per spaventarmi. Ha un'indole scherzosa, Kevin. Frequenta la prima media ed è veramente sveglio. Si è lamentato perché l'insegnante di italiano è tremenda ("stronza?", ho chiesto... "di più", mi ha risposto sgranando gli occhi). Mi ha fatto anche il nome, della professoressa, che del resto non era valdostano. Kevin possiede (dice lui, ma immagino intenda la sua famiglia) 140 capre. Abbiamo chiacchierato dieci minuti e mi ha spiegato la differenza fra la razza di capra camosciata delle Alpi e la capra valdostana, che ha il mantello scuro, quasi nero, e le corna possenti adatte alle "battaglie delle capre", una sorta di gara a chi cede per primo. En passant, mi è sembra un tipo di confronto che mi appartiene. Ho assistito ad alcuni degli incontri eliminatori di una "battaglia" e non ho ben capito le regole, comunque il proprietario della capra, se si accorge che questa è poco propensa a scornarsi con la capra avversaria o la teme, la ritira. Ne rimarrà soltanto una, per dire...
Io non sapevo niente di questa storia della "battaglia delle capre" e forse ero l'unica al mondo, perché l'altro giorno persino Mauro Corona ne ha parlato su la Repubblica. Quindi, se ne parla Corona, che a me sta pure antipatico nonostante le origini comuni, allora mi sento autorizzata a raccontare di Kevin, delle sue capre che non sono arrivate nemmeno alle semifinali e della sua professoressa più che stronza.